*… “E Finalmente Adesso L’ho Trovata” …*

"    La felicità è amore, nient'altro. Felice è chi sa amare. Amore è ogni moto della nostra anima in cui essa sente se stessa e percepisce la propria vita. Felice è dunque chi è capace di amare molto. Ma amare e desiderare non sono la stessa cosa: l'amore è desiderio fattosi saggio. L'amore non vuole avere, vuole soltanto dare." [Herman Hesse]

” La felicità è amore, nient’altro. Felice è chi sa amare. Amore è ogni moto della nostra anima in cui essa sente se stessa e percepisce la propria vita. Felice è dunque chi è capace di amare molto. Ma amare e desiderare non sono la stessa cosa: l’amore è desiderio fattosi saggio. L’amore non vuole avere, vuole soltanto dare.”
[Herman Hesse]

Volevo riportare questa notizia che avevo sentito di sfuggita alla tv e ho cercato poi sul web. Mi ha colpita tantissimo… Come si fa a mantenere nei ricordi e nel cuore qualcuno per 60 anni? E’ assurdo, più si prova a farsi un’idea di cosa sia l’amore e più lui trova altri modi, altri tempi e spazi per reinventarsi, mandandoci tutti al manicomio. Mi sono imbattuta per caso anche nella citazione qui sopra e mi è sembrata una ragionevole (come se ci si possa ragionare, su certe cose) risposta alla mia domanda.

“Amore è ogni moto della nostra anima in cui essa sente se stessa e percepisce la propria vita.”

E’ semplicemente straordinario e vero, tanto tanto vero.

E pensare che si sta male per un telefono che non squilla. Fidanzati che si lasciano perchè per un paio d’ore il cellulare era irraggiungibile. E poi ci sono persone che s’aspettano anche per 60 anni. Lui ha detto “E finalmente adesso l’ho trovata”. Io non riesco nemmeno ad immaginare cosa significa ripetersi per tutto questo tempo ti troverò, ti troverò

Riporto qualche passaggio dall’articolo che ho trovato sul sito del Corriere:

Il loro amore ha resistito alle peggiori tragedie storiche del Novecento e adesso una statua celebra la loro riunione avvenuta dopo 60 anni. Nei giorni scorsi in un parco di Kiev è stato inaugurato un monumento dedicato alla struggente storia d’amore tra il prigioniero di guerra italiano Luigi Pedutto e la condannata ai lavori forzati ucraina Mokryna Yurzuk. La statua è stata eretta vicino al «ponte degli innamorati» dove ancora oggi i giovani ucraini si promettono amore eterno.

L’ottantottenne italiano e la novantenne Mokryna si sarebbero conosciuti nel 1943 in un campo di concentramento nazista vicino alla città di Sankt Polten, Austria e presto si sarebbero innamorati. Peccato che dopo la liberazione il loro amore fu diviso dai nuovi equilibri internazionali: Mokryna fu costretta a tornare al di là della Cortina di ferro e gli innumerevoli tentativi di Pedutto, originario di Castel San Lorenzo, paesino di duemila anime nel cuore del Cilento, di riunirsi all’amata, risultarono vani. Per oltre 60 anni i due non si rividero più ed entrambi si sposarono nei propri paesi ed ebbero figli da altre relazioni.

La svolta di questa favola d’amore arriva nel 2004. Pedutto che non ha mai dimenticato quella donna che nel campo di concentramento gli cuciva gli abiti e gli portava il cibo, scrive alla trasmissione televisiva russa «Aspettami», una sorta di «Chi l’ha visto» locale nella quale si aiutano i prigionieri di guerra e dei gulag a ritrovare il proprio passato. Racconta la sua storia d’amore e finalmente i due ex amanti possono rincontrarsi «L’ho cercata per 62 anni – fu il primo commento di Pedutto – E finalmente adesso l’ho trovata». […]  Per comprendersi parlano un mix di ucraino, italiano e russo, ma c’è chi confessa che riescono a capirsi anche senza parlare.

*. . . Principe Azzurro…Vendesi . . .*

L’altro giorno su facebook mi si ripresentò davanti per l’ennesima volta quel link che fa più o meno così: “Incolpo la Disney per le mie aspettativa troppo alte sugli uomini!”. Al quale seguono più o meno lunghe invettive contro gli uomini incontrati nella propria vita. Io son cresciuta a pane e Disney (ma anche a pane e polizieschi, gialli e fantascienza però) e ancora oggi, quando la mia amica che è in pratica la Treccani dei classici del caro Walt scopre che me ne son persa uno, mi costringe a colmare le mie lacune e non mi da’ pace finchè non lo faccio. Ho visto Pocahontas per la prima volta l’anno scorso, per dire. Per cui quando sento queste cose scatta dentro me un moto di ribellione. Il fatto è che stare a discutere su facebook è come lottare contro i mulini a vento, praticamente una causa persa, perchè alla fine vale la legge del “guarda e passa” quando non sei d’accordo su qualcosa e poi ci si potrebbe dedicare una vita intera a contestare tutti i link che vengono pubblicati. Magari pur perdendo un po’ di tempo con uno di essi, ce ne sono già almeno un altro centinaio pronti a ripresentarsi sulla tua bacheca e quindi qualche volta le mie idee restano in un angolo della testa, finchè non decidono di mettersi a manifestare e lì non c’è scampo, vogliono il loro spazio.

Il famoso principe azzurro. Bello, alto, intelligente, con la fortuna sfacciata di trovarsi al momento giusto nel posto giusto, futuro re, gli riesce qualunque sport e tecnica di combattimento, un po’ poeta, amante dell’arte, sensibile, dolce, che conosce l’etichetta e le donne, un po’ meno la moda. E’ praticamente perfetto. Mi sembra alquanto ovvio che un uomo con tutte queste caratteristiche messe insieme non sia verosimile. E non tanto perchè non l’ho mai visto con i miei occhi, ma semplicemente perchè il concetto di perfezione è intrinseco ad altre cose e non alla natura umana. Quindi già il fatto di aspettarsi che da qualche parte esista un essere così fatto è discutibile. Lo è però anche un altro aspetto. Mettiamo pure che esista un uomo del genere, quello delle favole, tu che te la prendi tanto con il povero Walt nemmeno sei la reicarnazione di Biancaneve però. E scusa. Se per assurdo dovesse presentarsi nella realtà una situazione come quella e da un lato ci fosse un principe azzurro qualsiasi, dall’altro perchè non ci si dovrebbe aspettare una vera, stupenda, angelica principessa? La grazia e la dolcezza fatte persona, un animo puro, gentile, premuroso, roba che nemmeno gli stilnovisti l’hanno mai immaginata così.

Perchè pretendere un uomo da favola e poi non sforzarsi nemmeno un pochino a credere ancora nell’amore? Ecco il vero problema qual è. Si da’ sempre la colpa ad un’infanzia trascorsa a sognare ad occhi aperti, la si maledice, si rinnega il tempo trascorso allegramente in compagnia di quei personaggi fantastici, tutto perchè dentro si ha un cuore ferito, malmenato che non batte più come quando si era donato completamente a quell’amore. Il tempo si passa a lamentarsi, a trovare mille e più modi per screditare l’intero universo maschile e a dare la colpa a Walt Disney nemmeno fosse un criminale. E invece a me non sembra abbia mai detto che la sofferenza non esista. Ha detto che esiste l’amore. Non capisco perchè le due vengono prese per affermazioni interscambiabili.

-Tutti i personaggi dei cartoni e delle favole devono essere esagerati, quasi caricaturali. E' la vera natura della fantasia e delle favole.-

-Tutti i personaggi dei cartoni e delle favole devono essere esagerati, quasi caricaturali. E’ la vera natura della fantasia e delle favole.- Walt Disney

Su questa cosa ebbi modo di riflettere parecchio circa un anno fa e arrivai ad una conclusione che non dimenticherò facilmente. Avevo avuto anch’io da poco dei momenti di sconforto a causa di persone che capii nella mia vita non ci sarebberò più state, a danno dei miei sentimenti. Mi chiedevo se il mio cuore sarebbe rimasto così ferito da non voler mettersi più in gioco, mai più, per paura di soffrire ancora, di non essere ricambiato, di altre delusioni. Se valeva la pena credere ancora nell’amore. Avevo in braccio la mia baby-cugina, che ha due anni ora e già cambiato un paio di volte il proprio idolo, da Minnie a Peppa Pig. Non oso immaginare quando sarà grande di cosa sarà capace. Adesso ha pure imparato a dire “C’era una volta una principessa…” e un pezzo alla volta inventiamo qualche favola un po’ sgangherata, ma divertente.
Accadde una sera che era stanca, sfinita (in realtà aveva sfinito già prima me, ma sorvoliamo), venne in braccio e si sistemò sulla mia spalla, parlavo con altre persone e poco dopo mi accorsi che si era addormentata. Il che non è usuale, perchè di solito lotta per non far finire mai la giornata. La guardai e mi venne un brivido. Una bimba che si fidava di me a tal punto da cedere agli occhi che le si chiudevano per perdersi nel mondo dei sogni. Come per dire che era al sicuro con me come nella sua amata culla. La guardai, con quelle questioni in testa che mi tormentavano. Chissà cosa c’era dietro ai suoi occhi, mi chiedevo. Continuavo a guardarla come se sapessi già che era lei, in quel momento, la mia risposta. Qualcosa alla gola mi dava un fastidio tremendo. E poi pensai, scandendo le parole come se gliele stessi sussurrando davvero: sai, non posso raccontarti che l’amore non esiste. Come faccio a dirti che un giorno, forse, arriverà qualcuno, che non ti amerà mai abbastanza perchè è ferito, deluso da qualcun’altra che prima di te gli ha fatto del male e che tu non avrai mai l’amore, l’attenzione, la felicità che meriti. Qualcuno che si farà le domande che mi faccio io. E’ come se già adesso, in questo momento, ti svegliassi per dirti che la vita è triste. Non posso raccontarti una storia così. E allora non posso raccontarla nemmeno a me stessa. In fondo, ero anche io una bimba come te.
Chi viene dopo non può aver colpa per ciò che è successo prima. Non posso essere così ingiusta.

Decisi che l’amore va difeso. Non è una questione di principi e principesse. Quelli sono personaggi, come quelli di un film qualsiasi. La vita non è una sceneggiatura già scritta e se pure lo fosse non ci è dato leggerla prima. Quel film, quella favola ti lascia però qualcosa in più di una trama. Ti lascia un sentimento. Ed è quello che bisogna portare con sè, non una stupida aspettativa o l’identikit dell’uomo perfetto. E mentre eviti di chiudere la porta in faccia ai tuoi sentimenti è possibile che qualcuno, lì dietro, magari, si risparmi un naso rotto.

* … E Questa Sera Si E’ Alzato Il Vento …*

Il cuore batte forte, chissà che gli è preso stasera, ecco, all’improvviso, chissà che motivo ha di agitarsi tanto, proprio ora, così, senza che sia successo nulla di particolare. Volevo scrivere, si, ma avevo in mente tutt’altro. E invece quel battito fuori dall’ordinario suggerisce tutt’altre parole, magari a sapere il perchè, a sapere dove vuole andare a parare. Una strana agitazione, una specie d’ansia che, butti uno sguardo in giro, soltanto tu percepisci. E grazie, come potrebbe essere altrimenti, per fortuna. Prima di iniziare ho pure cliccato sul corsivo, anche se di solito scrivo dritto e uso il corsivo per altre cose. In questo momento ho anch’io la testa inclinata a destra e forse è per questo che ho inclinato pure le parole, così sembra che siano dritte lo stesso.

In fondo hai imparato che all’occorrenza il sistema di riferimento può essere cambiato, se ti serve per dimostrare una tesi o semplificare delle ipotesi, però lo dici prima, che vale solo in quel sistema di riferimento. Non ti illudi, non hai trovato una soluzione che va bene per qualsiasi caso, ma ti insegnano anche che è una giusta approssimazione del caso reale, che presenta così tante variabili che a tenerle tutte in conto si perde la testa, tanto poi l’influenza di quelle che non prendi in considerazione non è poi così significativa, e anche quel “significativa” lo stai a stabilire tu, in base al rischio che pensi di accettare. Per esempio una casa la tiri su sapendo di accettare una probabilità di “failure” pari ad un certo valore stabilito dalla legge. Quindi con la possibilità, remota, estremamente remota, che possa cascare giù o che non serva più per ciò per cui è stata progettata. Perde di funzionalità. I materiali non sono perfetti.

Perfezione… Lanci uno sguardo alla tv, si stanno ammazzando a trovare una spiegazione del perchè si ricorre alla chirurgia estetica. Pare siano tutti d’accordo che sia necessaria per problemi gravi, amen. Poi s’azzuffano ad analizzare tutti gli altri motivi. Uno di quei programmi in cui vanno sprecate tante parole soltanto per fare spettacolo e mostrare qualche seno nudo complice l’ora tarda. Basterebbe che si alzasse qualcuno a dire “E’ tutta una questione di gusti, di come ci si vuole vedere, dell’idea che ci si è fatti di sè, del proprio punto di vista, il proprio riferimento”. Che poi anche lì c’è il rischio, come per la casa, vabbè. Potrebbero anche alzarsi tutti da quelle poltroncine e andare a fare qualcosa di più utile. Stanno a dire che la bellezza vera dovrebbe essere quella naturale, senza troppe pretese, ogni donna ha la propria e hanno la capacità allo stesso tempo di celebrare gli stereotipi. Su quelli si che si va sempre sul sicuro. Come per il film che hanno mandato in onda prima, uno di quelli che ti sei sempre rifiutata di vedere, nemmeno fosse un horror, soltanto perchè ti stanno sulle scatole tutti quei luoghi comuni che sono nati sugli esami di maturità. Canzoni, film, libri. Odio quando qualcuno si mette sul piedistallo con la pretesa di aver capito cos’è che si prova in determinate situazioni e giù a scrivere sceneggiature tali che più cazzate fanno fare ai protagonisti, più soldi fanno ai botteghini. Come se tutti i ragazzi d’Italia avessero provato le stesse cose la notte prima dell’inizio degli esami. Tu non ti ci ritrovi e t’arrabbi. Però resti a guardarlo, perchè c’è Panariello che ti fa sempre ridere.

E’ sempre una questione di riferimenti allora. Guardi le cose da un altro punto di vista e cambiano. In realtà le cose cambiano proprio nell’atto di osservarle, ma questo lo sa bene quel povero gatto nella scatola. Non si sa se è vivo o morto finchè qualcuno non si da’ pena per andare a vedere che fine ha fatto. Chissà se qualcuno mai si è chiesto cosa pensa il gatto. E si, ogni tanto ti fai anche delle domande un po’ assurde. Lui non può vedere cosa succede là fuori. Credo che sappia almeno che qualcuno c’è e sa che lui sta lì. Soltanto questo sa. L’ha capito. I gatti sono furbi. Qualsiasi cosa stiano facendo, lui è lì tranquillo che pensa ai fatti suoi. Tutt’al più si chiede perchè proprio un micio. Potevano metterci pure un pappagallo, che ne so. Quella strana smorfia sotto ai baffi, però, forse è un sorriso. Non lo ammetterebbe mai, no, ma sotto sotto gli fa piacere, anche se è tutto un gioco, una creazione della mente, che stabilisce un limite e poi ci torna, ogni tanto, a spostarlo un po’ più in là. Sposti i confini, cambi i riferimenti, tutto per trovare sempre un nuovo equilibrio, mentre nel frattempo lì ci sei sempre tu.

“Tutto cambia, per non cambiare nulla.”

piena soddisfazione

E’ da più di un anno che hai questa frase tra le bozze. E’ del prof. Eppes della serie tv Numb3rs. E’ spuntata fuori proprio adesso. Qualche volta ti capita di conservare un pezzo di un puzzle e che tutto il resto dell’immagine ti si materializzi quando meno te l’aspetti. Una sera che il cuore ti batte forte. Una sera che troppe emozioni vengono tutte insieme a trovarti. Lo spazio non è piccolo, ma loro sono davvero tante. Sei troppo stanca per dare un nome a tutte però. Nella confusione se ne è intrufolata qualcuna non gradita, quelle che di solito lasci fuori alla porta perchè non ti piace immaginarti insieme a loro. Ciò che non ti piace lo chiudi fuori, di solito. Ti rendi conto che qualche anno fa eri molto più fiscale, adesso invece, un po’ più malleabile. Uno spiraglio lo lasci aperto perchè da un lato la curiosità in te è sempre più forte di ogni altra cosa (cavolo, la curiosità uccise il gatto… di nuovo lui, povero, ma mi chiedo se quella del gatto o dei tizi fuori) e dall’altro ti piace pensare che sai gestire questioni che prima depennavi, stracciavi, mandavi fuori dai piedi all’istante. Stai pensando a come sono nati questi cambiamenti, qualche volta tra una lacrima e una voglia matta di abbracciare qualcuno. Peccato che non c’era “qualcuno” che lo sapesse. Se tu non lo dici a “qualcuno”, come fa poi a saperlo, eh. Magari con la testa un po’ inclinata. Cambia il riferimento, e tutto viene da sè. Come le parole in corsivo, vengono fuori da sole, vedi? Che da dritte nemmeno sotto tortura lo farebbero.

Apri l’ultima scheda del browser, per questa sera. Tutta questa storia ti ha ricordato di qualche nozione di grafologia di cui hai sentito parlare da qualche parte. E trovi questo:

“La scrittura dritta o leggermente inclinata mantiene il centro di gravità dentro se stessa, vale a dire l’individuo pone le basi del suo rapporto con il mondo all’interno dell’Io, vive la sua realtà interiore individuale come origine della sua costruzione della realtà e a partire da questa si relaziona con il mondo esteriore.
Quando aumenta progressivamente la spinta a destra, il centro di gravità si sposta dall’interno all’esterno: ora l’individuo non riesce più a percepirsi in modo autonomo e sufficiente a se stesso, ma necessita di un rapporto di relazione per stare in piedi.”

Per stare in piedi adesso ti ci vorrebbe più una dormita, magari. E’ tardi, quella gente si è pure alzata dalle poltroncine, e te stai friggendo sotto al calore del pc. Ci penserai domattina. Qualcosa ti dice, però, che a parte un crampo nel collo e un enorme sproloquio nelle bozze ben poco ti rimarrà di questa sera. E’ ovvio, certe emozioni ti travolgono, come un’onda spinta da un vento un po’ più forte del normale. E ci credo, soltanto un surfista starebbe in equilibrio su un’onda e io non lo sono. Poi l’onda si ritira e ti lascia sulla pelle solo l’odore del mare. Solo. Alla faccia. Tra un’onda e l’altra è quell’odore che ti accompagna sempre, pure se non ci fai troppo caso, a volte. Ma appena si alza il vento, si fa sentire eccome.

E fuori, infatti, c’è un bel temporale.

*… Unconditional Love …*

fatina

Sai quel luogo che sta fra il sogno e la veglia,
dove ti ricordi ancora che stavi sognando?
Quello è il luogo dove io ti amerò per sempre, Peter Pan.
È lì che ti aspetterò.

[Campanellino, dal film ‘Hook Capitan Uncino’]

* . . .She’s Like Tomorrow ♪. . . *

Ieri sera si è concluso l’Eurovision Song Contest, un festival europeo nel quale gareggiano cantanti ognuno in rappresentanza della propria nazione che possono poi essere votati da tutte le altre (altrimenti ogni nazione voterebbe per sè) ed è uno spettacolo estremamente organizzato ed elaborato, pieno di effetti speciali, proprio perchè ogni nazione cerca di stupire al massimo. Quest’anno si è tenuto a Malmo, in Svezia.

A me diverte tanto perchè mi ricorda un po’ lo spirito di Giochi Senza Frontiere. E poi nel momento delle votazioni si scoprono amicizie e antipatie, ad esempio, l’anno scorso la Grecia snobbò totalmente la Germania, oppure Estonia, Lituania e Lettonia hanno spesso occhi di riguardo l’una per l’altra. San Marino non ci considera mai nemmeno di striscio, se ben ricordo. Ogni nazione infatti deve assegnare dei punti, da 1 a 12, ai cantanti delle altre. L’Italia ha sempre partecipato fino al 1997, vincendo due volte con Gigliola Cinquetti e Toto Cutugno ed è dal 2010 che ha ripreso a partecipare. Quest’anno è toccata a Marco Mengoni, che secondo me non era proprio il meglio che potessimo presentare, che ha comunque conquistato il settimo posto.

E’ incredibile come in genere la maggior parte delle nazioni schiera cantanti donne che sono delle bellezze incredibili, fisici perfetti, abiti da sogno e voci davvero notevoli, spaziando dalla dance al pop, dal nord Europa arriva sempre qualche gruppo rock e le nazioni più a sud puntano… beh, diciamo sulla simpatia. Si tratta spesso di cantanti che uniscono folklore e musica moderna o di cui comunque si sente forte la provenienza popolare.
A vincere è stata la Danimarca, però come accade quando guardo qualche festival, ce n’è sempre un’altra che mi colpisce molto di più e questa volta mi è piaciuta tanto quella presentata da Malta, dal giovane Gianluca Bezzina.

La canzone si chiama “Tomorrow” ed è di una dolcezza infinita. Me ne sono innamorata subito. E’ l’amore tanto semplice quanto coinvolgente, che trascinerebbe due anime anche diverse, all’apparenza, ma in qualche modo legate dalla stessa energia, già prima che se ne rendessero conto. Un lui, occupatissimo, preso tanto dalla sua vita e una lei, che è la sua svolta, il suo domani, la sua nuova direzione, che mai razionalmente prenderebbe in considerazione…

Visto che non ho trovato traduzioni in italiano (bah, solo una in ungaro, che non credo aiuti molto) l’ho tradotta io, perdonate qualche imprecisione o errore, ma davvero merita secondo me (:

Il suo nome è Jeremy, lavora in IT
non si è mai chiesto perchè è sempre stato
un ragazzo così attento, sensibile e timido
‘valutare il rischio’ è il suo investimento,
in una vita senza sorprese

fin quando lei arrivò nella sua vita

Lei è davvero spontanea, l’incertezza è il suo credo
non è mai stata ‘bianco o nero’
semplicemente di una gioia curiosa
Lei mostrò affetto per lui e una collezione dei suoi sorrisi
e per sua sorpresa …

Lei è come il domani, oh così lontano, vuole solo giocare
come il domani è sempre un giorno via
ogni volta scivola via, è vicina ma ancora così distante
E’ tempo di seguirla, domani…

Lui si è innamorato di lei troppo in fretta,
tutti abbiamo pensato che non sarebbe durata
perchè al buon vecchio Jeremy piace la sua rigorosa routine
perchè lui pensa solo ad oggi, ma il domani è il modo per lei
di trovare una nuova direzione e andrà tutto bene

E’ tempo di seguire lei, domani…!

~

Merita, come ogni cosa che riesce, ogni tanto, a mettere nel cuore un po’ di romanticismo, quando intorno ti capita di vedere cadute di stile tremende, come quelle di poveri idioti che vedendo tre ragazze in auto, l’altra sera, rischiano di farci un incidente per lo sfizio di affiancarle in rettilineo, facendo un po’ di strada appaiati, finchè lei alla guida ha rallentato per evitare che si arrivasse insieme alla rotonda successiva e facendo in modo che i tipi rientrassero in corsia, che tanto indietro non sarebbero tornati. Loro sono scappati avanti, io ho lasciato il freno tirando un sospiro, mentre insieme alle altre le imprecazioni ancora si sprecavano. Poi uno dice che non deve perdere la speranza che da queste parti, in giro, esistano persone interessanti. Che questo è un caso, certo, ma avessi avuto una volta, almeno, la possibilità di ricredermi. E che palle.

* . . . BackGround . . . *

Questa mattina mi ero dedicata un po’ alla manutenzione del blog perdendomi tra impostazioni, personalizzazioni e sempre un po’ alla ricerca di funzioni di WordPress che ancora non conosco e scavando tra statistiche e articoli vecchi ho notato che tra un paio di mesi questo blog compirà 5 anni! Wow! Eppure nessuno dei blogger a cui è apparso questo post nel Reader mi conosce da più di 2-3 mesi, ed io loro. A parte chi mi conosce di persona, ma saranno al massimo 1 o 2 quelle che vengono qui.

E tutto il resto del tempo che si è fatto qui? 🙄

Questo blog è figlio del vecchio Window Live Messanger, era un Live Space, il blog del compianto MSN (quanti di voi vengono da lì?) che oramai con la nascita di Facebook, Twitter, Google Plus è diventato praticamente deserto. Una volta ci entrai e mi diede l’impressione di essere in un film western, quando nella città deserta rotola la balla di fieno da un lato all’altro della stradina. Peccato, perchè la chat era davvero migliore di quella di Fb. Visto che tutti aprivano un blog, in quel periodo, venne l’idea anche a me di crearne uno, mi attirava l’idea di pubblicare testi di canzoni, immagini, pensieri, condividere contenuti in una maniera che era impensabile prima, con la possibilità di personalizzare e rendere proprio quello spazio virtuale. I visitatori erano gli altri contatti di msn e quindi ci si conosceva già tutti. Quando poi msn fu abbandonato anche i blog furono dimenticati e un paio di anni dopo iniziò il processo di rinnovamento e riqualificazione di msn, visto che non era più competitivo, e partì la collaborazione con WordPress che, previa adesione del blogger, riconvertì ogni Space Live in un vero e proprio blog.

E quindi eccomi qua! Accettai di cambiare perchè di perdere per sempre tutto quello che avevo pubblicato fino ad allora mi dispiaceva troppo e così inizio l’avventura su WordPress. Di tutti i miei contatti soltanto un altro amico ed io facemmo il passaggio, per cui addio visitatori. Ci misi un bel po’ a capire come funzionava qui, i temi, le impostazioni, e visto che le cose non me le rendo mai semplici per personalizzarlo mi creai lo sfondo e la testata e pian piano aggiunsi elementi per renderlo carino e funzionale. Ovviamente non c’era più nessuno che veniva, a parte i visitatori dai motori di ricerca e qualche referente. Tutte visite occasionali. Intanto io venivo qui e scrivevo quando avevo bisogno di chiarirmi le idee, di liberare pensieri, di sfogarmi o immortalare per sempre momenti unici. Tutte le mie Best Damn Things. Quante volte scrivendo ho fatto un punto della situazione, chiuso delle questioni che mi assillavano, soprattutto quando sapevo che non ne avrei mai parlato con nessuno e allo stesso tempo non potevo tenerle dentro rischiando di esplodere. E mentre questo insieme di bit conservava le mie parole, io riprendevo, con qualche pensiero meno ingarbugliato, la mia strada.

2dv6076

A causa dei tanti impegni, soprattutto quando seguivo i corsi all’università, il tempo per capire un po’ meglio il mondo di WordPress, che io nemmeno avevo mai sentito nominare, non c’era mai. Ogni tanto provavo a vedere se c’erano altri blog, ma quelli delle classifiche o i più pubblicizzati nella homepage sono tutti in inglese, ne seguivo un paio ma mi sembravano tutti troppo distanti da me. Mi chiedevo, ma caspita, ci sarà qualche altro blog in italiano?! Finchè un pomeriggio, qualche mese fa, finalmente, decisi che a tutti i costi dovevo trovarne uno e iniziai a capire il meccanismo dei tags, le iscrizioni, il reader… Si aprì un mondo! Ho conosciuto persone stupende, blog interessanti, affreschi di vita tra i più diversi e i più simili alla mia. E credo ci sia ancora tanto altro da scoprire…

Tutto ciò mi è venuto in mente giusto mentre schiarivo un po’ lo sfondo del blog, che all’improvviso iniziava a sembrarmi troppo cupo e con troppe ombre. Quando si fa un po’ di luce, in fondo, si riesce a guardare più lontano.

Poi ho pensato che proprio la canzone che mi ispirò per il titolo del blog non l’avevo mai pubblicata! Non può mancarci, per cui ne approfitto ora…

I hate it when a guy doesn’t get the door
even though I told him yesterday and the day before

I hate it when a guy doesn’t get the tab

And I have to pull my money out and that looks bad

Where are the hopes, where are the dreams
My Cinderella story scene
When do you think they’ll finally see

That you’re not not not gonna get any better
You won’t won’t won’t you won’t get rid of me never

Like it or not, even though she’s a lot like me

We’re not the same

And yeah yeah yeah I’m a lot to handle

You don’t know trouble, I’m a hell of a scandal

Me, I’m a scene, I’m a drama queen

I’m the best damn thing that your eyes have ever seen

I hate it when a guy doesn’t understand
Why a certain time of month I don’t wanna hold his hand

I hate it when they go out, and we stay in

And they come home smelling like their ex girlfriends

I found my hopes, I found my dreams
My Cinderella story scene
Now everybody’s gonna see

Give me an A (always give me what I want)
Give me a V (be very very good to me)
R (are you gonna treat me right)
I (I can put up a fight)
Give me an L (let me hear you scream loud)

One, two, three, four

Where are the hopes, where are the dreams
My Cinderella story scene
When do you think they’ll finally see

[…]

I’m the best damn thing that your eyes have ever seen

*… May Photo A Day Challenge – Part 3 …*

Senza titolo-1

Il gioco continua, mentre Instagram inizia a dare segni di stanchezza, non ha mai lavorato così 😛

8 Maggio: SHAPE
Che forma ha una nuvola? …. ((:

9 Maggio: A SNACK
Cantuccini!!! Mancava il Martini però, vabè…

10 Maggio: STARS
Anche se riesco a vederle qualche volta sono difficili da fotografare quelle vere… per cui mi sono accontentata del mini-planetario!

11 Maggio: A SMILE
Quello del laccettino scovato tra mille cianfrusaglie

12 Maggio: MOTHER
E …. chi poteva farli gli gnocchi alla sorrentina?

13 Maggio: SUNRISE/SUNSET
Tramonto, appena un’oretta fa da casa mia… l’alba no, dormivo!

*… Sorridi Che La Vita (Se Le Gira) Ti Sorride …*

Quando si dice che anche una giornata apparentemente insignificante riesce a regalare piccole soddisfazioni qualche volta.
Cose di non troppa importanza che però appena riesci a fermarti un secondo, ci ripensi e sai che non appena metterai la testa sul cuscino ti verrà da sorridere, giusto pochi secondi, prima che la tua mente,  mentre si appresta a chiudere baracca, se ne va rimbalzando tra un pensiero e un altro come una di quelle biglie di gomma che se lanci senza troppo riguardo va sbattendo da muro a muro fino ad incastrarsi da qualche parte dietro ad un mobile, sempre che non la perdi di vista e sbuffi, perchè ti tocca cercarla dapertutto.

Ieri ancora non ho capito bene com’è che è toccato a me fare il taxi per andare a recuperare mezza famiglia in giro per la città vittima di scioperi dell’ultimo minuto. Non che mi sia dispiaciuto troppo, perchè poche cose mi piacciono come guidare, però ho trascorso praticamente la giornata in auto tra traffico, statali, motorini che a poterlo fare ti passerebbero anche sulla testa e attese più o meno lunghe senza poter fare molto altro che tirar fuori un libro (che a furia di aprirlo solo di notte lo finirò nel duemilaemai) e ascoltare qualche canzone alla radio. Senza parlare del fatto che come “special guest” di fianco a me avevo mio padre. Una di quelle rarissime volte che posso guidare io e non lui. Ahh. Fa sempre un po’ preferisco-ripetere-l’-esame-di-scuola-guida. Roba che magari sulla rampa d’accesso lui qualche volta dimentica di mettere la freccia. Tu no. Tu non puoi dimenticarlo. Sta lì pronto che ti ripiglia. Per non parlare dello stai al centro corsia, non t’azzeccare a quello davanti e allegerisci il piede. Hai la patente da 5 anni e a tratti ti senti un’idiota. Però poi lo stupisci. Il parcheggio da manuale. Ti concentri nemmeno che la tua vita stia dipendendo da quello. E sai che quando ti ci metti non sbagli di un millimetro.
Abbozzi un sorrisetto da carogna e lui ti fa “Però, complimenti!”. Esci dall’auto trionfante. Con un padre, tu figlia, certe cose te le devi guadagnare, non c’è niente da fare. E so’ soddisfazioni.

La seconda della giornata, invece sta su tutt’altro piano. Ed è idiota. Davvero idiota. Ogni tanto mi vengono idee strampalate, stupide, che hanno un loro perchè magari e trovano pure realizzazione, come oggi, ma solo perchè il mondo ogni tanto decide di assecondarmi e darmela vinta.
Qualche tempo fa mi chiesi se esistessero al mondo altri uomini che hanno il taglio d’occhi come quello di Antonio Banderas. Si perchè io sono una di quelle che pensano che lui sia sexy anche accarezzando un plum-cake. Anche se è passato da Angelina Jolie a Rosita. Non uomini che gli assomiglino o altro. Il taglio d’occhi, lo sguardo. Lo so, avete appena portato una mano alla fronte  (il famoso facepalm) e state ridendo. Però è vero. Mi è sempre sembrato troppo particolare, occhi profondi, scuri, uno sguardo sia duro, deciso che dolce, all’occasione. Mi ripromisi di farci caso, guardandomi in giro, hai visto mai. Era un po’ che non mi veniva in mente questa cosa. E poi ho scoperto che Zorro in realtà lavora al Servizio Clienti dell’Auchan a pochi km da qui. Ieri sera mi stava prendendo un colpo. Ero andata già qualche giorno prima per passare la mia scheda Tim a Vodafone approfittando di una di quelle mega-offerte scontatissime. Ovviamente mi sbagliarono il numero di telefono e la scheda non si attivava mai. Così sono tornata e dopo un paio di tentativi falliti ai box informazione sbagliati, approdai al box giusto.

-Buonasera!- dissi, tentando di attirare l’attenzione di qualcuno.

E arrivò Zorro. Camicia bianca, pantaloni neri, capelli neri tirati indietro con il gel (ma chi li porta più così?!), braccio destro poggiato sul bancone, busto a tre quarti. La mia espressione era indecifrabile.

-Buonasera signorina, dica pure-.

Pffft. Pffffft. Stai seria stai seria staaaai seria. Non scoppiargli a ridere in faccia. Resisti.

-Salve, ho un problema con l’attivazione della scheda Vodafone, però un attimo che ho lasciato delle persone fuori al negozio, vado a chiamarle-.

-Si, si, però poi torni qui che vediamo-.

E certo che torno, se me lo dici così dove vuoi che me ne vada?

Tornai prendendo dalla borsa la sim incriminata.

-Allora, mi dica pure-.

Lo guardai. Non potevo crederci. Era esattamente quel taglio d’occhi. L’aria meno intelligente. Però era quello. Avevo davanti una folle idea fatta persona.

Si dunque, h-ho passato la sim Vodafone a Tim… oh, no, no… Tim a Vodafone. O no? La Wind non c’entra di sicuro….Aaa machissene…!

-Dunque, in pratica è stato sbagliato il numero della Tim da passare in Vodafone, perchè non risulta alcun passaggio-

Senti Don Diego, smettila di guardarmi così. Lo so che non hai capito niente, ma non mi freghi sbattendo le ciglia…

-Aspetti un momento che chiamo la collega-

…come volevasi dimostrare, addio mio eroe.

Alla fine mi son dovuta pure tenere il numero che dicevano loro. Però metti la soddisfazione di aver avuto quel paio d’occhi dritti dritti davanti ai tuoi!

La terza invece è piuttosto una piccola grande conquista. Al ritorno dall’Aushan deviazione in pizzeria. Il pizzaiolo di fiducia di famiglia è davvero un personaggio. Lavora bene, ma guai a rivolgergli la parola. Non risponde e se lo fa è a grugniti, se va bene, altrimenti è un leggero cenno con la testa. All’inizio si pensava fosse muto, invece una sera lo sentii parlare con un altro signore in maniera anche abbastanza agitata. Peccato che non riuscii a capire nemmeno una parola. Parlavano in una lingua incomprensibile, non era nè italiano (figuriamoci) nè dialetto stretto. E so che non è nemmeno straniero. Boh. Il problema è che spesso nemmeno coglie l’ordinazione e tu stai li a ripetere nel minor numero di parole possibili com’è che vuoi la pizza, soprattutto se a metro e alla tua famiglia vengono in mente i gusti più strani. Perso l’attimo, è finita. Ieri invece ci sono riuscita. Il cenno con la testa è arrivato subito, seguito però da una smorfia. Mi sa che il metro metà margherita bianca e metà ortolana al pomodoro doveva essergli sembrato un abominio. E infatti ha messo pomodoro ad entrambe le parti.
A quanto pare non si può ottenere sempre proprio tutto tutto, però in cambio qualche volta torni a casa, stanca, ma con un sorriso e una storia buffa, da ricordare…