Il sabato sera si divertiva un mondo a chiamare per farci sintonizzare sulla De Filippi. A 88 anni ne aveva viste così tante da potersi permettere una bella risata su certe storie così assurde, e magari pure inventate. I primi cinque minuti a telefono passavano sempre a scherzare e a prenderci in giro. Non lo avrebbe mai ammesso, ma le piaceva ridere.
Questa sera avevo pensato di chiudere fuori tutto, come faccio di solito e finire l’ultima parte di appunti, leggere, concludere la giornata. Per pensarci un altro giorno. Ho realizzato poi che domattina già sarò su un treno, in viaggio verso le mille cose da fare. E che se questa sera, invece, un po’ di tempo lo passo a ricordare non succede proprio nulla. A pensare che mi manca e a rimanere un po’ in questo pensiero. Perchè finchè è così, non si può dimenticare. E non voglio. Un anno fa invece non fu esattamente così. Misi tutto ciò da parte quando iniziai a rendermi conto che stavo più male a veder soffrire le persone che amo che per il resto. Non potevo farci nulla, era così. E non potevo far nulla nemmeno per loro, ed era ancora peggio. Allora vennero a ripescarmi nel vortice dei miei pensieri sconclusionati le persone che ancora ringrazio. Ci furono senza che le avessi detto nulla.
Una volta però restai sola con ciò che provavo io. Il dannatissimo giorno in cui ero in macchina, con la radio accesa, e passava l’ultima di Tiziano Ferro. Per Dirti Ciao, un corno, Tiziano. Nonostante mi piaccia. Ma furono minuti terribili, mentre all’improvviso mi trovai ad impedire alle lacrime di farmi schiantare da qualche parte.
A parte le canzoni che le cantava il nonno, la musica non l’amava tanto. Era più per il pratico. Raccontava sempre dei lavori da uomo che aveva dovuto fare già quand’era più piccola di me e dei tentativi disperati dei suoi corteggiatori di conquistarla. Lei aspettava il suo uomo che tornasse dalla guerra. Ne aveva sempre una da raccontare, e ricordava perfettamente date, luoghi e situazioni. Figurarsi se le fosse sfuggito mai un anniversario o compleanno. Si ricordava sempre di tutti. Siamo in tanti adesso, e quasi si fatica a far lo stesso. Ma ci si impegna, perchè ce l’ha insegnato lei. La crianza, lei ci teneva tantissimo. E anche alla cioccolata calda. Fredda, in estate. Ne preparava sempre per ogni evento, per tutti. Familiarizzò con cose per lei inimmaginabili, come Skype. Poter vedere le sue figlie dallo schermo di un pc era quasi una magia. Quelle che già lo so, domattina avranno delle espressioni indecifrabili.
E a fine settimana un aereo le porterà qui per stare ancora insieme. Insieme, come ci si sente sempre nel pensarla. Come quando al matrimonio di mio cugino, un paio di mesi fa, c’è stato l’epico incontro tra il primo e l’ultima nipote, che ancora non si erano conosciuti. E c’era anche lei, ci giurerei. Come ci sarà sempre.
E guardami affrontare questa vita, come fossi ancora qui.
E guarda con orgoglio chi sostiene anche le guerre che non può.