*… Semplice, Ma Non Troppo …*

Ecco, tanto per cambiare, riflettevo. Troppe cose che non riesco a capire. Troppe domande. Nessun senso di pace interiore, energia cosmica e/o pensiero minimamente zen che mi tenga ferma in un solo posto, che plachi la confusione o la distragga con qualche gioco di prestigio. Che la tenga buona per un po’ per darmi modo di dedicarmi anche ad altro. Che mi faccia star bene abbastanza da far trascorrere almeno una giornata senza che controlli di continuo l’ora. Come se avessi paura di perdere qualche risposta che magari potrebbe passare proprio in quel minuto, a bordo di quel vento che le foglie trovano divertente, ma i miei pensieri no.

Mi sono ritrovata a parlare con dei perfetti sconosciuti dei dubbi che ho, presi a caso tra tutti quelli che aspettavano con me il passare di qualche parola risolutiva, che fosse convincente abbastanza da portare i passi verso un’altra fermata, quella successiva di solito. Si perchè ne vedo diversi a volte che invece scelgono di tornare indietro trascinati da curiosità che il passato tende sempre a nascondere tra i cassetti della cucina come una persona anziana spaventata dall’idea che nessuno vada più a trovarla nell’ansia di dover correre tutti in avanti, chissà dove. Che, nel dubbio, ‘avanti’ è giusto, fa tanto pensiero positivo. Ho provato a parlare con loro, a far domande, nella possibilità che qualche risposta l’avessero beccata già prima di me, ma invano. Hanno compreso e condiviso ciò che avevo da dire ma poi sembrava non ne sapessero più di me. Le ho salutate e sono andata avanti per conto mio ancora guardandomi intorno. Nel caso arrivasse un’indicazione qualsiasi. Mura di altre case raccontavano di ciò che è stato, ma non hanno saputo dirmi se quello fosse il posto giusto dove restare e se si, per quanto tempo. Così come vorrei sapere quanto tempo bisogna restare in una certezza prima che diventi pregiudizio.

Esistono confini nella comprensione? Cioè, arriva un punto in cui c’è da pensare ti ho compreso fin troppo adesso vorrei essere compresa io come se si trattasse di un senso unico alternato, oppure è un qualcosa che viene dallo stesso posto dal quale viene l’amore che vive dell’esser dato soltanto? Ho perso il conto delle tempeste nelle quali sono finita insieme a persone che ho qui intorno che invece di risposte cercavano in ogni modo di togliersi le responsabilità delle proprie scelte. Chiamano incomprensione ciò che io ho imparato ad identificare come vittimismo. Allora poi nel bel mezzo di una tempesta ci sono finita da sola, questa volta non in senso metaforico, il mio spavento è finito prima di lei e mi sono resa conto che ogni cosa che accade al di fuori di noi, dietro ai nostri occhi può diventare tutt’altro.

Quindi è vero che le persone possono fare delle scelte e che queste in qualche modo possono far male agli altri. E’ anche vero però che il ferirsi o meno quando arrivano troppo vicine dipende molto da se stessi. Allora se il tutto si riduce ad una dimensione così personale, così compresa nei confini della propria testa, io credo che la questione diventi com’è che io vorrei essere. E’ ovvio che qui io rifletto soltanto e non è detto che sia tutto così facile, anzi. Si reagisce d’istinto il più delle volte. So che non voglio diventare diversa da ciò che sono per colpa di altri che hanno deciso di andare avanti per la propria strada armati fino ai denti pronti a prendersela perfino con chi non potrebbe mai fargli del male, come me. E se occorre difendersi, come si può capire? E così ogni cosa va in frantumi. Le tempeste distruggono.

Intanto che aspetto risposte, immagino. Io immagino che esista una specie di equilibrio nel quale certe cose come l’amore e la comprensione trovino essenza e vita nell’esser date mentre si rinnovano per ripartire con più forza quando vengono accolte e ricevute. Niente di platonico o a senso unico. Non si pretendono, non si chiedono e meno ancora, si elemosinano. Piuttosto, se tutto ciò nasce spontaneamente allora le persone intorno a sé sono quelle giuste, per una chiacchierata sotto ad una pensilina o perfino, magari, per viaggiare un po’ insieme. E cavolo, quanto ho da imparare ancora.

6 pensieri su “*… Semplice, Ma Non Troppo …*

  1. Questa tua riflessione e’ molto interessante, parlando con altri, sconosciuti, trovi anche il modo di riordinare le idee che vagano in te, diventa un esercizio per la tua mente. Per il resto, quando sara’ il momento giusto saprai darti delle risposte. 🙂

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    • Si infatti, credo che se non avessi questo blog o non mi venissero certe idee felici di sicuro impazzirei. Perchè poi non sempre puoi rompere le palle a chi ti conosce e sa cosa stai vivendo o magari addirittura nemmeno lo sa. Quindi uno la testa da qualche parte deve pur sbatterla!
      Ed è vero si, poi arriva sempre il momento in cui i pezzi del puzzle tornano al loro posto… 🙂

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  2. Interessante riflessione…. Molto dove dici che quando una cosa è in un certo modo, dietro i tuoi occhi può essere tutt’altro…. È vero…. Ci incide anche il vissuto personale, specialmente quando vivi qualcosa che ti fa cambiare idea e ti far render conto che di quante sfumature può avere una singola esperienza, vissuta da persone diverse….
    Le persone che abbiamo intorno evidentemente ci sono perché le vogliamo o perché le sopportiamo….

    Buona notte! 😊

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    • Credo che una volta capita questa cosa sia preziosa e da tenere bene a mente anche se il più delle volte non riesce, perchè poi mette il tutto nell’ottica che ogni cosa che accade e ogni persona che incontriamo nel bene o nel male ci ha dato, insegnato qualcosa… purtroppo bisogna passarci e capirlo dopo, vabè!
      Buonanotte a te e grazie 🙂

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