Sul Filo Del Rasoio (Di Occam)

“A parità di fattori, la spiegazione più semplice è quella da preferire.”

Questa è la formulazione più nota e famosa del principio del Rasoio di Occam. William of Ockham era un frate e filosofo inglese che nel XIV secolo pensò ci fosse da frenare l’entusiasmo di troppi pensatori che tiravano fuori troppe teorie con troppe ipotesi con conseguenti troppe conclusioni che poi tra loro di diverso avevano ben poco.
In pratica senza questo principio a scuola avremmo dovuto imparare teoremi inutilmente complessi e lunghi, infatti, per fortuna, adesso si trova alla base del moderno pensiero scientifico. Si parte da ipotesi e si arriva con deduzioni che sono giusto quelle strettamente necessarie, alla tesi. Niente di più e niente di meno, il che è anche confortante, perché vuol dire che non si è forzata la mano per giungere ad un risultato, né che questo ultimo sia vago e campato in aria.

Diciamo che a me è venuto in mente il signor Occam perché se potesse mi manderebbe al diavolo in questo momento senza darmi nemmeno il tempo di replicare. Più in generale, infatti, la questione è che complicarsi la vita è inutile. E lo so, non ci voleva lui per ricordarlo. Per tenerlo a mente, tuttavia, lo trovo abbastanza efficace.

Complicarsi la vita significa perdersi nel labirinto delle supposizioni quando si cerca a tutti i costi di darsi una spiegazione per un qualcosa che è avvenuto e non si è ben capito come. Si pensa e ripensa sempre alle stesse cose, si rimurgina, si rimanda indietro il film centinaia di volte con il rischio di consumarsi la testa, se ne analizza ogni dettaglio al microscopio del tempo che si spreca in un lavoro che alla fine, puntualmente, fa che si arrivi ai titoli di coda senza aver trovato ancora un senso abbastanza soddisfacente da darci un taglio con quella storia, per sempre. Ci si chiede dei perché assurdi, si tirano in ballo eventi causali che non finiscono mai per affluire naturalmente tra quelli realmente accaduti ma fanno si che oltre al film nella nostra testa si inizino a girare i remake, che poi si sa, non sono mai belli come l’originale a cui sono ispirati. Bisognerebbe smettere di pensarci e andare avanti, come se nulla fosse accaduto, è vero, ma sarebbe davvero possibile se almeno le domande la finissero di tendere agguati ogni volta che si prova seriamente a distrarsi e dedicarsi ad altro. Di una spiegazione si ha bisogno ed è impossibile far finta di niente. Cosa avrei potuto fare o dire affinché andasse diversamente? In quale limbo finiscono i ci sarò? Come si può non prendersi cura di qualcosa di bello? E così via.

Il respiro incontra il vetro freddo che separa da ciò che si vorrebbe poter rimettere in sesto, ma che ormai è perso. Perciò se prima almeno era possibile ancora guardare, pur senza toccare o intervenire in qualche modo, adesso pian piano le immagini iniziano a sfocarsi e confondersi. L’unica e sola rimasta nitida è quella al di qua del vetro. Il risultato dell’evento è quel che si è e si ha intorno a sé. La soluzione più semplice, sempre a detta di Occam, non è la più superficiale, ma quella che sembra vera, che coincide perfettamente con quell’unica immagine che ci racconta com’è che è andata, nel modo più lineare possibile. Questo discorso, in fondo, ha molto a che fare con l’essere consapevoli e la capacità di vedere le cose per quelle che sono.

Messa così pare addirittura facile. Lo sarebbe davvero, in realtà, soltanto se il vero problema non fosse in fondo la paura di dimenticare.

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13 pensieri su “Sul Filo Del Rasoio (Di Occam)

  1. Avresti reso tutto il discorso molto più semplice con un esempio.. a quest’ora della notte mi hai dovuto far utilizzare il cervello per capire ciò che volevi comunicare! E ora come mi rilasso? 😀

    Buona notte Bloom 😉

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  2. io non la vedo tutta questa complessità, ma probabilmente è frutto dell’auto illusione a cui sono sottoposti tutti i miei giorni, e forse è perchè mi sta bene così.

    Se partiamo dal presupposto che il chaos esiste e che il suo concetto primordiale è che esistono fattori, situazioni, eventi che non sono regolati da regole che l’essere umano può indirizzare, gestire e probabilmente non è nemmeno in grado di spiegare e che questo non deve impedirci di pensare, cercare, provare ma dovrebbe aiutarci a considerarle al massimo ipotesi senza per questo tradurre il rispetto per qualcosa di attualmente sconosciuto in un fallimento per la nostra esistenza beh… credo che sia giusto farsi delle domande, fare ricerche tesi, provare a valorizzarle e accettare il fatto che si potrebbe sbagliare o arrivare a conclusioni errate o incomplete… cosa che però forse a merito sembriamo non essere in grado di accettare serenamente.

    Io penso che definirlo complicarsi la vita sia soltanto un modo per sminuire chi dalla stessa ricerca qualcosa di diverso rispetto chi definisce la ricerca appunto un modo per complicarla.

    Secondo me basterebbe accettare il fatto che le persone non sono tutte uguali e ogni individuo dovrebbe percorrere la sua strada senza sentire il bisogno di sminuire quella dell’altro per accrescere il valore della sua….

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    • No Erik l’intenzione del post è proprio quella di non sminuire, sottovalutare persone e situazioni né di sopravvalutarle. Non ho detto quel che hai inteso tu!
      Complicarsi la vita significa impedire a se stessi di liberarsi anche solo di uno stato d’animo negativo autoindotto dalle troppe elucubrazioni, come può essere un bene?

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E Secondo Te . . . ?

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