Alla fine il mio sarcasmo mi si è rivoltato contro e oggi la mia amica M. si è espressa con gran soddisfazione in un sonoro, sentito e appassionato te l’avevo detto.
Tutto è partito qualche settimana fa da un dibattito sull’ormai super-iper famosa trilogia di 50 Sfumature-colori assortiti. Io esprimevo tutta la mia diffidenza e perplessità nei confronti della storia, della scrittura e della davvero troppa pubblicità indirizzata pericolosamente verso ragazzine che della differenza tra Edward Cullen e Christian Grey non si sarebbero rese poi tanto conto, a loro discapito. Non so perché, ma questi tipi di fenomeni editoriali a me di solito fanno spavento e sento il bisogno di allontanarmi dalle masse adoranti, a meno che non si tratti di qualcosa che possa incuriosirmi davvero. Insomma, facevo la sostenuta. M. di solito, invece, fa l’esatto opposto. Lei ci prova, si butta, anche con il rischio di ritrovarsi tra le mani delle vere e proprie ciofeche letterarie.
Sosteneva che questa volta il mio intuito aveva fallito e che avrei dovuto leggerla per capire cosa intendeva dire. M. sa essere molto insistente e così quella sera mi ritrovai la sua copia di 50 Sfumature Di Grigio nella borsa. In fondo avevo perso nel dibattito perché alle sue effettive convinzioni non potei che contrapporre delle semplici impressioni. Io e la mia riluttanza qualche giorno dopo cominciammo la lettura.
Superato l’inizio frettoloso e banale, lo stile poco definito e tutta la serie di virgolette e apostrofi che distinguono il pensato dal parlato e si susseguono ad un ritmo a cui è difficile abituarsi, tant’è che spesso ho fatto confusione, le incongruenze (ma davvero, da dietro al bancone del negozio come fa Ana a vedere che Christian porta delle scarpe da ginnastica??) e il ripetersi, immagino voluto, degli stessi aggettivi di continuo, ho capito che la curiosità mi avrebbe portata fino in fondo, nonostante i difetti, anzi, inclusi questi ultimi che parevano star lì a caratterizzare la storia stessa.
Quand’è così vuol dire che il libro ti ha fregato. Si è connesso a qualcosa dentro di te che perfino tu stenti a riconoscere, un’emozione, un vissuto, una qualche dinamica emotiva sopita e mai dimenticata e inizia ad importarti dei personaggi, dei loro sentimenti, delle logiche all’ombra dei loro comportamenti. E’ una magia alla quale è difficile sfuggire, giacché la tua mente ha generato quei volti e senti che sono tuoi, non conta da quali attori sono stati interpretati o cosa hanno provato altri nell’immaginare la loro storia. Ti appartengono e basta.
Da qui ho pensato che la faccenda dell’erotismo/mogli annoiate è stata sfruttata più di quanto sia realmente protagonista in tutto il romanzo, o meglio, quest’ultimo poteva essere valorizzato di più anche sotto altri punti di vista. Una parte importante della storia infatti si svolge sul piano dei sentimenti… quelli che fanno paura. La paura di non meritare l’amore. La paura di non saper amare. La voglia di farlo da un lato, l’impossibilità di riceverne dall’altro. Il terrore di lasciarsi toccare come se le carezze potessero bruciare più degli schiaffi. Il desiderio di mostrare quanto sarebbe bello invece. Provare dei sentimenti fortissimi per qualcuno che è così irraggiungibile e allo stesso tempo è capace di sconvolgere tutte le tue convinzioni e attitudini. Sentirsi dire che è sbagliato amarsi ed essere trattate come un errore a cui rimediare, la prigionia dell’essere desiderate ma allontanate perché… sembra sbagliato. Come cazzo fa l’amore ad essere sbagliato? Come? Allora ti senti come Ana che fugge via spezzata dentro con quella parola “sbagliato” che rimbomba come un eco doloroso nelle orecchie e non è giusto, non lo è affatto mentre invece ti convinci che si, sei sbagliata tu per quella persona, che non potrai mai essere ciò che vuole… Oppure lo sei, ma non ti lascerà mai esserlo davvero. Ti lascerà andar via, piuttosto.
La questione che pone il libro è: quanto siamo disposti a mollare difese, abitudini e riferimenti e lasciare che quella persona così spiazzante e attraente ci metta meravigliosamente in disordine la vita?
La maniera in cui i protagonisti, così diversi, cercano di trovarsi, avvicinarsi smussando i rispettivi “limiti assoluti” per la necessità irrazionale di viversi e godersi a vicenda mi ha attirata, se non altro perché forse al sicuro tra le pagine di un libro certe cose possono accadere davvero. Probabilmente anche di questo pecca la storia: in fondo è frutto della fantasia di una sola persona che gioca entrambi i ruoli, spesso somiglia ad una fantasticheria ed è poco realistica specie per i tempi in cui avviene, tre settimane soltanto. Di nuovo, sembra che le situazioni si avvicendino velocemente per arrivare il prima possibile alla descrizione degli incontri più fisici e travolgenti, un desiderio che non sa aspettare e mette in secondo piano tutto il resto. Diciamo che messa così ha pure un senso, si.
Questa mattina mentre informavo M. che a breve le avrei restituito il libro, mi son messa già a leggere un estratto del secondo. Pare non avere soluzione di continuità con il primo, come se non fosse mai finito. La mia curiosità si è rimessa in moto, e in fondo chi mai nella vita non si è permesso almeno una volta (ok, ok, più di una volta) di sentirsi un po’ come Icaro che volò troppo vicino al sole, la similitudine più vicina e tanto cara a questo più che discusso romanzo.
Finalmente un parere disinteressanto e puro! Quando abbiamo parlato tempo fa non volevo influenzarti, ma abbiamo avuto la stessa impressione.
Ho letto l’intera trilogia e sono curiosissima di sapere cosa ne pensi del sequel ^_^
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Sono felice di sapere che la pensi come me, specie che riguardo a questo libro se ne sono dette e sentite di tutti i colori 🙂 Ricordo infatti che ne parlammo ed ero curiosa anch’io della tua opinione!
Sicuramente mi procurerò gli altri due libri… ormai non vedo l’ora di avere un quadro della storia completo, e ti dirò 😉
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Ecco quello che mi piace leggere.
Un commento diverso dai soliti commenti, un’impressione diversa, un altro punto di vista, un qualcosa che altri non hanno saputo estrapolare.
Nonostante l’articolo sia lungo rispetto agli standard che mi sono “imposto” di leggere, direi che la mia “trasgressione” è stata decisamente ben ripagata dal tuo articolo.
Bravissima
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Il bello del blog è che c’è un’assoluta libertà di scegliere cosa scrivere e quanto e cosa leggere, e quanto. Non sono mai stata d’accordo con chi dice che i post devono essere brevi altrimenti chi legge si annoia, per me non esistono regole in questo contesto a chi importa bene, a chi no fatti suoi 😀
La stessa libertà sta in quel che ognuno leggendo un libro può ricavarne o meno, nessuna opinione è migliore di un’altra, comunque grazie..
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…insomma, comunque un caso letterario.
Io trovo il tuo modo di scrivere migliore di quello usato nel libro, che hai perfettamente descritto e, già questo, insieme al battage assordante, me lo fa scartare. La storia tocca così tanto le corde femminili? Ho letto alcune interviste alla scrittrice, ma più che venire intervistata (con domande banalotte) veniva fotografata in modo da fare risaltare l’occhio con “sguardo-che-ti-inquieta-vero?”.
Ad ogni modo, sono anche io contento di trovare una voce fuori dal coro, voglio dire: se ne hanno venduti milioni di copie, da qualche parte un pregio ci sarà.
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Grazie Gianni del tuo commento, sei troppo gentile 🙂
Io lo avevo scartato per i tuoi stessi motivi, poi mi sono resa conto che mi stavo facendo prendere la mano, ero arrivata al punto che o ci davo un taglio diventando indifferente al riguardo o iniziavo a fondare i miei giudizi su qualcosa di più di un’impressione… dovevo capire. Se vedi bene la scrittura non è chissà che, non è uniforme, alcune parti sembrano scritte di fretta altre con più cura e scelta delle parole, la trama è semplice, i personaggi e le ambientazioni non sono più di tanto ricercati eppure il tutto è stato efficace, sufficiente ad accendere la curiosità di tante persone, unito alla pubblicità e al saper far leva sui punti giusti. Non si può neanche dire che il pregio del libro sia il toccare l’argomento “sesso estremo” perché non bisogna fare chissà quali ricerche per saperne di più a riguardo. La storia tocca le corde femminili per i sentimenti che ci sono dietro e pensa che le parole amore e innamoramento compaiono soltanto verso la fine del libro. Questo vuol dire che fin dall’inizio si avverte questo coinvolgimento emotivo inespresso che finisce per trascinarti fino alla fine. Se almeno una volta nella vita ti è capitato di esplorare i limiti di quel che ritenevi possibile nei riguardi di amore e relazioni allora ti identifichi, e il gioco è fatto 🙂
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non ho letto il libro e quindi non posso commentare, però una cosa da dire a tua “difesa” l’avrei….
dì alla tua amica M. che non canti tanto vittoria perchè un indizio non fa una prova… quindi potrebbe essere solo una fortunata coincidenza questa…. così puoi continuare ad espandere il tuo sarcasmo!!!
😛
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Ahaha Erik grazie per l’appoggio, però diciamo che io da questa storia ho imparato che per dire la propria bisogna mettersi in gioco, o meglio lo sapevo già, ma in questo caso lo avevo del tutto ignorato 🙂
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in terza persona sto prendendo coscienza della stessa considerazione… 🙂
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…ma si giudica dal contenuto 😉
Buon weekend
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Esatto 🙂
Grazie buon weekend a te!
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Ciaooo ti ho taggata nel mio ultimo articolo, spero non ti dispiaccia 😊 https://halley91.wordpress.com/2015/04/05/siete-curiosi-di-sapere-cosa-ce-nella-mia-borsa/
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Ciao! Vengo a vedere 🙂
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ancora io…
sono curioso di leggervi
per questo simpatico tag musicale, se vi va..
https://occhialfuturo.wordpress.com/2015/04/09/la-musica-del-buonumore-tag/
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hai scritto:
“La questione che pone il libro è: quanto siamo disposti a mollare difese, abitudini e riferimenti e lasciare che quella persona così spiazzante e attraente ci metta meravigliosamente in disordine la vita?”
questa domanda è stata bypassata da quella che è l’unica mandrakata del libro, Anastasia è vergine, in quanto tale, tecnicamente pura, scevra da esperienze condizionanti, perversioni e attitudini… come dire, un blocco di argilla da plasmare.
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Questo è vero effettivamente…
E’ vero anche che si può plasmare fino ad un certo punto, anche senza esperienza lei percepisce il pericolo ed è una cosa istintiva, attitudini e limiti ci sono comunque e pure condizionano lo sviluppo della storia.
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detta in termini crudi e crudeli…
il libro vissuto come libro è un gran fetecchia, il film vissuto come film lo è ancor di più, detto questo… 50 sfumature… è stata una brillantissima operazione di marketing, una pianificazione commerciale che ha sicuramente coinvolto un team composto da psicologi, sessuologi, sociologi e guru della comunicazione. Gli ingredienti ci sono tutti, la verginella intelligente, il giovane ricchissimo con una infanzia disastrata, l’amore, la passione, la (finta) trasgressione, l’amica allegra, la madre zoccola, l’autista fidato, il fratello di lui, il collega di lei che offre a grey l’opportunità di fare l’eroe e tutto quel cucuzzaro di contorno allestito per alimentare l’aspetto onirico. Come hai già letto, la storia è a trazione femminile, sviluppata ad hoc per le casalinghe della provincia americana, target che ha la maggioranza sulle copie e sugli spettatori. Realisticamente è tutto inverosimile, impossibile, appunto, una favoletta.
volendo forzare una interpretazione… non sarebbe assurdo pensare che lei scappi perché troppo attratta dalla situazione e quindi spaventata più da se stessa che da lui. Una educanda in fregola e uno psicopatico fico e ricco, accoppiata vincente, niente di nuovo, letteratura e cinematografia ci marciano da sempre sui rapporti donnine dal cuore d’oro e uomini tormentati. In fondo anche questa è una rivisitazione de: “la bella e la bestia”, un filone ultra collaudato. Il volo sull’aliante ricorda la scena di titanic, quella in bilico sulla prua, tanto per dirne una.
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Al tempo odiai Titanic con tutto il cuore 😀
E di 50 sfumature il film non l’ho visto.. ho pensato fosse davvero troppo! Eppure nonostante tutti i difetti che riconosco come te, sono riusciti ad incuriosire. Voglio proprio vedere come hanno fatto finire la storia
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…torno su questo o post di (urca) oltre 4 anni fa, per dire che ho quasi terminato la seconda stesura di “Al tavolino del bar” e per dire anche, che ho fatto tesoro dei tuoi commenti … lo so, son passati così tanti anni che forse neanche ti ricordi.
Ok, la faccio lunga, è un “grazie per i commenti, e per aver letto il racconto” 😛
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Allora magari fammelo rileggere ☺️
Io ho letto la prima storia di Emma ☺️
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Certo, ben volentieri. Con Emma c’entra poco, ovvio, visto il contesto… appena lo finisco di correggere (e stavolta ci siamo) ti invio piddieffe! Il parere femminile, sempre, ma in questo caso di più, è fondamentale.
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