In realtà il vero ComeDiari #5 è un altro e lo avevo scritto un po’ di tempo fa. E’ stato tra le Bozze da allora, in silenzio, in attesa che arrivasse il suo momento fino ad oggi, quando ha preso a protestare una volta capito che da lì non sarebbe più uscito.
Il vero ComeDiari #5 parlava ancora di mancanze. Parlava ancora delle sue mani e della sua voce, dei sentimenti, delle idee, del suo sguardo e delle mille parole -solo parole- e delle intenzioni, dei non-fatti, dei -ci sarò- e dei fantasmi che avevo minacciato a gran voce quando mi sentivo forte in quelle promesse e che poi mi hanno assalita e sconfitta quando nell’agguato a lungo pianificato mi hanno trovata sola, che non servivo nemmeno a me stessa. Raccontava di sintonie e freddezze, di attrazioni e buchi neri, di follie e possibilità. Descriveva il tramonto triste di un giorno che non era iniziato. Parlava di tutto questo e della mia incapacità di lasciar andare il sole, che tenevo ben stretto per i raggi ormai rossi pur bruciandomi le mani. Ero accecata e tuttavia non riuscivo a distogliere lo sguardo.
Ad un certo punto però si interrompeva. Non aveva una fine. Non ricordo nemmeno come volevo che finisse. E’ rimasto lì e basta.
Oggi rileggendolo mi sono detta che se può finire un non-inizio, si può anche ricominciare da una non-fine.
Si può ricominciare scrivendo di come poi ho capito che esiste una distinzione tra una mancanza creativa e una distruttiva. La prima è propulsiva e … non c’è bisogno di spiegare altro. La seconda invece la chiamano anche delusione, ma di solito soltanto dopo averci sbattuto la testa più e più volte. Si può partire dalla voglia appena rinata di star bene ed essere finalmente consapevoli: niente più rabbia, tristezza e dolore. Basta struggimenti e lacrime, basta trappole emotive. Le distanze sono fittizie e in fondo nessuno lotta per ciò che non sente valga la pena farlo. Inutile girarci intorno. Si può risalire sul confine delle cose e riprendere il racconto passeggiando in bilico con una penna in una mano e della carta nell’altra, saltando giù di tanto in tanto per guardarne alcune più da vicino, se ce n’è bisogno. I sentimenti sono legati a tutto ciò che è potenziale: ho scoperto di aver paura che le cose finiscano e non della fine stessa. Così quando il sole se ne è andato davvero si è fatto buio, ma a quel punto, banalmente, era già cominciato un nuovo giorno.
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Stupendo, non poteva restare una bozza!
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Grazie jessica :*
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Bellissimo post e grandi osservazioni! Riflessioni ponderate e crescita sono la base delle considerazioni fatte, ottimo lavoro!
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Cerco solo di fare ordine nella testa… grazie
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Ottime riflessioni su momenti di assenza e gli auspicati ritorni. Un abbraccio. Marisa
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A volte bisogna scriverne tante di parole, anche inutili, prima di trovare quelle che coincidono con ciò che si ha dentro.. se ho capito una cosa è che serve tempo anche per questo, per dare un nome a sensazioni sconosciute. Grazie, un abbraccio anche a te 🙂
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Post intenso, molto brava.
Razionalmente tutto sembra alla fine funzionare, l’ordine è stato ristabilito.
Il cuore come un funambolo continua però a camminare sul filo …
un abbraccio
Affy
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E’ vero… sei dolce Affy, grazie :*
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Ti ho nominata per l’Ice cream – Book Tag, sei libera di partecipare a me però, farebbe piacere 😉
Un affettuoso abbraccio ♥
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Grazieee! Vengo a vedere _
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complimenti, un bel volo pindarico con qualche capatina nel labirinto interiore
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🙂 Grazie davvero…
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