Jonathan Torna, l’Estate Va

foto personale

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-Ah e poi, la sapevi questa? La leggenda narra che durante l’esecuzione di Mentre dormi le persone si innamorano- dice la mia amica M. ammiccando, pochi minuti prima dell’inizio del nostro terzo concerto di Max Gazzè.

Se la mia estate all’insegna del nonsense si potesse rappresentare con un momento soltanto, ecco, penso che questo sarebbe decisamente il più adatto.

Le rispondo con uno sguardo perplesso. Non che le leggende non mi piacciano, anzi, però per definizione devono contenere almeno un po’ di verità e quella sera sembrava ce ne fosse, divisa in abbracci e baci sparsi un po’ in tutta la platea. La cosa non mi riguardava e amen. Intorno a me erano capitati solo altri sguardi persi più del mio. Tutto bene finché si tratta del solito far finta di niente e sperare per una sera di dimenticare le proprie disavventure sentimentali e divertirsi cheinrealtàbisognastarbenedasolieblablabla. 

Poi, però, la vita decide che in realtà è lei a volersi divertire con me e succede che una coppia chiede ai miei amici di far cambio posto durante Mentre dormi per stare più avanti. Succede che all’improvviso li vedo sparire dietro di me e nemmeno loro capiscono il perché di quella richiesta. Succede che dopo qualche secondo, mentre cerco di ignorare la borsa di lei che mi si conficca nel fianco ad ogni oscillazione del suo a tempo di musica, lui si inginocchia, M. urla, lei porta le mani alla bocca e poi sparisce nell’abbraccio del suo futuro sposo e io li guardo atterrita ripetendo nella mia testa che non è possibile, non proprio lì, in quel momento, affianco a me.

Proprio in un periodo che la mia vita sembra non avere un senso e accadono soltanto fatti come questo come a dimostrare che è proprio così e non posso che stare a guardare le vite degli altri prendere direzioni che nemmeno so se voglio sfiorino anche la mia. Vedo persone abbandonarsi totalmente ad esse e vorrei fermarle una ad una per chieder loro se sanno davvero cosa stanno facendo o “così è capitato” e basta. Vorrei sapere se all’improvviso si sono sentiti come illuminati da una luce che ha reso tutto più chiaro e li ha aiutati a prendere delle decisioni così importanti o si sono aiutati con una torcia e i loro sorrisi stanno lì come dei cerotti a nascondere i lividi che si son fatti camminando al buio.

Mi chiedo se sto sprecando tempo a farmi troppe domande mentre invece dovrei mettere del rossetto ai miei pensieri e lasciarli uscire con le risposte stropicciate e usurate da già troppi altri e che a me fanno solo tenerezza. Quando le incontro vorrei invitarle a sedersi e riprendersi ma non faccio in tempo che qualcun altro le ha già invitate al buffet che si terrà dopo la cerimonia in Chiesa a far fronte alle domande degli invitati, tra foto e pasticcini vari.

14087620_10209216545882123_811011132_oNel dubbio ho aperto un libro, preoccupata ed emozionata allo stesso tempo. Preoccupata perché Il gabbiano Jonathan Livingston mi ha salvata già una volta dieci anni fa e non sapevo che effetto avrebbero avuto quelle parole lette ancora una volta. Emozionata perché Bach ne ha pubblicato un’edizione con un capitolo aggiuntivo, nel quale racconta cosa succede allo Stormo Buonappetito quando Jonathan vola via verso nuovi livelli di consapevolezza da esplorare. Sembra banale eppure… Tra le righe c’ero anch’io, di nuovo. C’erano le mie domande. C’è un gabbiano Anthony che rifugge le convenzioni sociali nate in seguito alla scomparsa di Jonathan, in un’epoca in cui la pigrizia mentale dilaga e la maggior parte dei gabbiani segue alla lettera regole e riti stabiliti dagli antenati, senza più porsi domande e accontentandosi delle risposte di comodo fornite dalla società costruita sulla venerazione di miti e sul potere di pochi. Nessun gabbiano più cerca di imparare a volare davvero ma crede che la salvezza si trovi nell’assecondare credenze che non hanno alcun fondamento, rinunciando alla libertà e alla possibilità di dare davvero un senso alla propria vita. Chi come Anthony rifiuta tutto ciò finisce in depressione, in assenza di veri stimoli, si tiene alla larga dalle imposizioni della società prive di logica e si ritrova solo e triste. Finché un giorno incontra Jonathan e il cerchio si chiude.

Allora penso che l’unica cosa da fare sia non arrendersi. Superare i propri limiti e cercare di migliorare se stessi, di imparare, di provare e sperimentare, anche se ci si ritrova a camminare in bilico sul confine delle cose, mai davvero al loro interno e si cade e ci si fa male sotto gli occhi indagatori di chi pensa sarebbe meglio invece rimettersi in fila con tutti gli altri che però, a furia di accodarsi hanno perso completamente di vista dov’è che si sta andando.

 

 

51 pensieri su “Jonathan Torna, l’Estate Va

  1. Credo che nessuno abbia tutte le risposte. Spesso le cose accadono “nonostante”, “malgrado” e “casualmente”. Ci sono momenti in cui l’unica cosa da fare è alzare i piedi, allargare le braccia e farsi trasportare a stella marina dal corso delle cose. A volte si incontrano secche, altre una rapida ma prima o poi si arriva al mare. Un abbraccio.

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  2. Ogni volta che vedo questo libro in giro, penso a te, davvero, me ne avevi parlato con entusiasmo più volte e ora lo associo alla mia amica di blog 🙂 Mi sono ripromessa di leggerlo e appena andrò in biblioteca sarà l’autore che cercherò!
    Detto ciò, aggiungo: che scenaaa, da rimanere a bocca aperta. Le probabilità che accadesse lì di fronte a te?! 😅 Comunque penso che sia inevitabile soffermarsi a pensare e chiedersi cosa nella nostra vita ci impedisce di vivere come chi ci circonda; credo anche che sperimentare sia giusto ma mai andando contro noi stessi: non è detto che stare in fila con tutti gli altri sia davvero uno spasso! Abbiamo i nostri tempi; i nostri problemi…il nostro modo di fare e non è detto che siamo noi sbagliati. Comunque nessuno ha le risposte a certe domande, non ci resta che vivere per vedere come andrà e provare a cercare qualche risposta chissà dove,chissà quando 😉

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    • Guarda se ti conosco un po’ penso che ti piacerà tantissimo 🙂 L’ho letto per la prima volta quando avevo 16 anni e sentivo di non credere più in niente e Bach sembrava aver messo lì quelle parole per me, per farmi capire che l’unico scopo della vita è cercare la propria strada, non importa quanto difficile e doloroso possa essere, quanto si può finire lontani dalle aspettative che gli altri hanno su di noi. Ed è giusto quello che dici… Solo che certe volte si accumulano tanti di quegli eventi negativi che davvero ti chiedi cosa è rimasto di giusto e sensato nella tua vita e da dove ricominciare tutto daccapo ancora una volta. Ho l’impressione che la vita alzi un po’ di più l’asticella e tu devi imparare a saltare più in alto di volta in volta. Superare i propri limiti forse è l’unico senso che ha la vita, il problema è che lo percepisci nel modo sbagliato, come una costrizione, come se fosse colpa del caso e della sfiga. Invece ogni cosa accade per darti la possibilità di imparare a volare più in alto… Altrimenti davvero, niente avrebbe senso!

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      • Io a volte mi sento come immobile in mezzo ad una strada mentre tutti gli altri intorno a me corrono veloci,mi sorpassano senza darmi peso. Via, lontano,proseguono senza badare a me. Ed io mi sento immobile perché non capisco se ciò che faccio è giusto,se sto facendo abbastanza… Però per andare avanti bisogna non farsi prendere dallo sconforto,per cui sì,se l’asticella è più alta noi impariamo a saltare oltre,tentativo dopo tentativo 😉 Concediamoci il nostro tempo e ce la faremo!

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  3. la maggior parte delle persone su questo pianeta va senza sapere dove sta andando, per convenzione, per noia, per paura, per abitudine…
    e poi c’è chi sfida tutto questo, chi è consapevole,
    e quando va, e quando resta, e quando tace e quando parla, sa esattamente quello che sta facendo…
    Sono pochi, vivono ad un livello di coscienza più alto, e volano sopra le teste del mondo proprio come gabbiani, ,liberi e bellissimi…
    Ti abbraccio forte cara bloom,
    buona giornata,
    Barbara

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  4. Molto bello questo post, nonostante un po’ di amaro e di tristezza che si sentono, però ci leggo anche molta consapevolezza dell’importanza delle cose, la voglia di mettersi in gioco ma di farlo nel modo migliore per sé, sapendo anche aspettare, se necessario, per trovare la realizzazione di un desiderio vero e reale e profondo, e non per il primo desiderio che capita. Il Gabbiano ha contribuito a salvare anche me, tanti anni fa, mi commuove ancora… (speriamo che il commento resti perché gli ultimi che ho lasciato in altri blog credo siano finiti tutti in spam).
    Un saluto
    Alexandra

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  5. Se può servire per colmare un quella sorta di dubbio su una possibile risposta alla domanda che non hai fatto… beh, io posso dirti che quando ho chiesto a mia moglie se voleva sposarmi sapevo esattamente quello che facevo, stavo facendo quello che volevo e che in quel momento mi sembrava la cosa migliore che potessi fare… sapevo esattamente perchè lo chiedevo, cosa le stavo chiedendo e sentivo che era il momento di farlo….. detto questo non avevo la minima idea di cosa significava, di fatto, tutto ciò… 🙂

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      • in quel momento no, non mi sono mai chiesto cosa significasse… o meglio le risposte che mi davo mi bastavano per quel momento… credo di aver pensato che ogni altra domanda fatta in quel momento, in quella direzione avrebbe avuto una risposta “inutile” perchè tanto non avrei mai potuto saperlo… la risposta che cercavo serviva solo per “ingannare o accontentare la mia mente”… non so se sono riuscito a spiegarmi…

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      • io penso che nella nostra vita ci sono un sacco di cose che non sappiamo cosa significano… se non altro perchè sono assolutamente diverse per ognuno di noi.. pensa quando a questo significato aggiungi la variabile ignota di un altra vita… allora cosa possiamo veramente sapere?? io credo che a volte dovremmo fermarci a pensare se quello che stiamo decidendo di fare, in quel preciso istante, è la cosa più giusta, quella che veramente vogliamo, quella che sentiamo essere la migliore e farla… che con il senno di poi, dopo, ogni strada soluzione e percorso ha le stesse possibilità di esistere…. già è complicato ascoltarsi, ritengo sia impossibile calcolare tutti gli altri scenari possibili senza averli prima resi tali..

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      • Concordo… questo è vero. Ho avuto sensazioni del genere riguardo altre cose nella mia vita. Il fatto è che ci sono persone che pensano ancora che sia “scontato” che prima o poi ci si sposi, che il sabato sera si esce e che a ferragosto guai a rimanere chiusi in casa. Mi da’ fastidio il fatto che nessuno si preoccupa più di ragionare con la propria testa chiedendosi se certe cose vanno bene per se stessi oppure no. Ti mettono sotto al naso una foto e tu devi applaudire sennò sembri quello diverso/a. A me interessano i percorsi, le domande e le risposte, le idee.

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      • ti capisco alla perfezione, infatti le sensazioni che ti ho descritto le ho provate per un sacco di cose nella vita pure io, non solo in quell’istante… è verissimo tutto ciò che hai scritto in seguito, di fatto però siamo sempre noi a permetterlo o negarlo.. il fatto è che negarlo ti rende anticonformista o associale… almeno agli occhi degli altri.. il percorso porta ad una sorta di isolamento sociale inevitabile…che però, forse, ti permette di mantenere rapporti di un certo tipo (quello che interessa a te) con persone che condividono quella visione…alla fine, temo, sia una scelta da fare… prima o poi… [a me interessano i percorsi…è un interesse meraviglioso, perchè la dentro…c’è tutto…. ]

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      • alla fine credo sia inevitabile trovarsi davanti ad un bivio e dover fare delle scelte… anche Jonathan le ha fatte e tutto ciò che è successo dopo è il frutto della sua scelta.. 🙂

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  6. O è una leggenda oppure è la migliore canzone per cose del genere! C’è stato un periodo che ero in fissa con le coincidenze della vita, ma non credo che tu ti lasci condizionare da questo, almeno per come ti conosco io.
    Per volare in alto ci vuole esercizio, tanto esercizio e determinazione. Bacio.

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  7. Anche per me questo è stato l’anno dei matrimoni, dei figli e delle convivenze…ovunque mi girassi c’era gente che si dava da fare in questo senso.
    Che dire, li approvo ma certo non li invidio, perchè nella vita si fa sempre in tempo a fare certe scelte, la difficoltà sta nel sentirsi realizzata innanzitutto come donna e persona, e la realizzazione passa anche attraverso un buon lavoro, un’indipendenza economica, il raggiungere i traguardi che uno si è prestabilito, ecc ecc. Secondo me uno riesce ad essere un coniuge/ genitore più soddisfatto e felice, e senza rimpianti, se prima si è tolto tutti i grilli che aveva per la testa e ha fatto le cose che voleva fare.

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