Gironzolando tra gli ultimi minuti dell’anno

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E’ difficile che un anno appena trascorso mi lasci qualche insegnamento specifico. Insomma, ci sono i momenti belli e quelli brutti, le soddisfazioni e le delusioni che più o meno si bilanciano nell’arco di dodici mesi. Passano nella mente ricordi di gioie e di tristezze e qualche beh se avessi saputo, allora avrei fatto così. 

Mi fermo sotto la porta della mia stanza.

Mia madre è indaffarata a togliere i panni asciutti dai termosifoni per mettercene altri ancora umidi. Li gira, li aggiusta, qui ne mette altri due, lì tre. –Prenditi la tua roba asciutta-, dice.
Tendo l’orecchio destro. Glenn Miller. E’ sempre stata la colonna sonora del fine anno. Se mio padre mette Glenn Miller allora da qualche parte dietro a quel broncio deve essere felice, o almeno ci sta provando. Sorrido e ballo un po’.

Quest’anno invece ho imparato due cose in particolare.

Le parole hanno un peso. E un senso. Sembra banale e scontato. Invece no. Forse è perché ho litigato con quasi tutte le persone a me più vicine, una cosa che per me è ancora nuova. Le parole non sono solo dei tratti a due dimensioni e con spessore trascurabile come sembra a prima vista. Portano con sé significati ben precisi e al di là di quel che si dice a proposito di quelle scritte che restano e  le pronunciate che invece volano, tutte hanno un effetto. Imprevedibile, che si consuma in pochi istanti o si snoda attraverso giornate che formano settimane e poi mesi.

Niente è definitivo. Anche se lo sembra. Specie quando lo urliamo, lo desideriamo o lasciamo scappare dalla bocca quel mai più. Le cose si rompono, si aggiustano, fanno capriole, le perdi, le rincorri, finalmente le trovi e magari non sono nemmeno più come le avevi conosciute all’inizio. Sono migliori oppure peggiori. Tutto cambia, affinché non cambi niente. Perché in qualche modo devi ritrovarti di nuovo sulla tua strada e se hai la mente aperta capisci anche il motivo di tutte le deviazioni e il mondo sembra brillare per qualche istante in maniera che la lezione ti si imprimi nel cuore per sempre.
Niente è un dramma se non vogliamo che sia tale oppure può esserlo e poi non esserlo più. Un po’ come ci pare.

Energia è stata la parola che è rimasta al mio fianco durante questo anno, silenziosa, a volte capricciosa ma ogni volta che alzavo lo sguardo sugli spalti lei c’era a spronarmi e ammonirmi. Ho fatto un sacco di cose bellissime che non avevo mai fatto in vita mia e che però hanno occupato tutto lo spazio e il tempo che in realtà mi serviva per lavorare ad obiettivi a cui tenevo molto.

Forse è solo questione di raddrizzare il tiro. Ci vuole energia, sì, ma bisogna anche usarla nel modo giusto. Voglio parole chiare, obiettivi realizzati, voglio capire e farmi capire meglio. Pare che tutto ciò si chiami Assertività.

Mi sono innamorata di questa parola e la voglio con me, da domani, ogni giorno.

E c’è il telefono che suona, i panni che asciugano, Miller che vaga libero per casa attenuandosi di stanza in stanza, i dolci in bella vista, le candele in attesa, le lenticchie in acqua e io che gironzolo tra i minuti di questo ultimo giorno per assicurarmi di esser pronta al nuovo anno.

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22 pensieri su “Gironzolando tra gli ultimi minuti dell’anno

  1. Alcuni anni fa feci un corso (a lavoro) in cui per una intera giornata si parlò di assertività e di quanto noi lo fossimo. Fu un momento di riflessione, ed io ricordo che ne uscii molto pensieroso, perché in effetti io non sono molto assertivo, pur desiderando esserlo.
    Ti auguro di essere assertiva, Bianca, in questo nuovo anno. Buon 2018.

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  2. che cosa curiosa: avevo letto questo brano qualche giorno fa e non mi era piaciuto, per il tono che mi sembrava annoiato e per l’ovvietà che trovavo in qualche passaggio. Ci sono tornato stamattina per esprimere in un commento le mie perplessità (penso che con i dovuti modi bisognerebbe esprimere più spesso il proprio dissenso, cosa che in realtà non facciamo mai!). Rileggo ed è come fosse cambiata la musica nella pagina. Rileggo e mi piace l’atmosfera, Glenn Miller e i panni sul calorifero, il gironzolare dei passi e dei pensieri, il peso delle parole dette e di quelle scritte (anche di quelle solo pensate, a volte, aggiungo io). Rileggendo, tutto è diventato soffice e profondo. Alla fine, di negativo, mi resta solo l’antipatia per una parola, assertività, che trovo troppo alla moda, artefatta, ma questo è un fatto mio, soggettivo.
    🙂
    ml

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    • Interessante 🙂
      Effettivamente non c’è nulla di straordinario. Ho appunto cercato di cogliere una normalità. Niente di speciale, poca magia. E’ così che sono trascorsi questi giorni di festa ed è raro per me. Volevo esprimere una sorta di mestizia.
      Assertività.. beh è successa una cosa strana, da che mi aveva entusiasmata all’improvviso l’ho sentita fredda e distante. Insomma già non ha funzionato. Ma ho un’altra parola.. Ne scriverò presto 🙂

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