Due sorelline stanno litigando per l’ultima arancia rimasta nel cestino della frutta.
La bambina più grande pensa che quell’arancia le appartenga, senza se e senza ma. Ne ha bisogno e poi l’ha vista per prima. L’altra sostiene la stessa cosa. Le serve un’arancia, purtroppo ce n’è una sola ed è indubbiamente la sua.
La madre le vede litigare. Si avvicina e chiede il motivo della discussione. Guarda l’arancia, oggetto del contenzioso, e prova a pensare ad un modo per mediare la situazione e cercare di accontentare entrambe le bambine.
Subito le viene in mente di dividere l’arancia a metà. Le sembra la soluzione più ovvia e semplice. Prende dal cassetto un coltello, afferra l’arancia e appoggia la lama sulla buccia per tagliarla, ma le bambine si disperano ancora di più.
Iniziano a sostenere che con una sola metà dell’arancia non possono farci proprio niente. E’ decisamente troppo poco. Mezza arancia non basta a nessuna delle due. La donna allora si ferma e decide di indagare meglio. Chiede ad ognuna cosa deve farci esattamente con l’arancia.
La prima sorella si asciuga le lacrime con la manica della maglietta e racconta alla donna che le serve la buccia per fare una torta all’arancia. La più piccola, a testa bassa, dice che semplicemente desiderava un succo d’arancia per merenda.
La madre sorride ad entrambe. Taglia l’arancia, ne spreme la polpa e da’ il succo alla sua figlia più piccola e consegna le bucce a quella più grande.
Questa storia che adesso ho scritto così, seguendo un po’ la mia fantasia, è un’importante “aneddoto” sulla mediazione. Fa capire come a volte litigando non ci si spiega bene accecati soltanto dall’ingiustizia di non vedersi riconosciuto un certo diritto.
La cosa che più mi piace di questa storia, però, è il modo in cui si dovrebbe, ogni volta, cercare una soluzione. La pace non è sempre nella via di mezzo. Non basta dividere l’intera arancia tra le due sorelline per far si che entrambe siano davvero soddisfatte. L’equilibrio spesso è trasversale. Va cercato ascoltando e spiegando. Non si tratta di simmetria ed uguaglianza. Anzi.
L’equilibrio è un incastro dai bordi imperfetti, fatto di parti che materialmente non pesano allo stesso modo ma che possono avere comunque valore diverso.
Allora penso che da questo tipo di mediazione potrebbe nascere qualcosa di meglio della semplice pace.
La tolleranza e il rispetto dei bisogni altrui.
Invece qui ci si sveglia un mattino e si scopre che una delle due sorelle s’è messa una bandiera italiana sulle spalle e ha tentato di sparare e uccidere l’altra.
Per una cazzo di arancia che nemmeno le serve intera.
Famoso l’aneddoto dell’arancia, ma sempre molto calzante!
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Io l’ho sentito raccontare per caso alla tv e in questi giorni mi è tornato in mente 🙂
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Purtroppo spesso dietro ci sta anche l’ignoranza dei due litiganti, ecco perché i giudici devono essere super partes e non a favore dell’uno o dell’alto. Le ingiustizie spesso succedono per una mancanza di equità nei rapporti sociali.
Sai come si dice in ambito giuridico? Che le norme andrebbero interpretate in maniera ragionevole, a seconda dei casi e delle circostanze che le contornano. Situazioni simili devono essere trattate ragionevolmente in maniera simile, mentre quelle diverse ragionevolmente in maniera differente.
Ti faccio un esempio.
La legge dice che ciò che è di mia proprietà è tutelato e posso difenderlo. Metti caso però che questa mia proprietà serva per far passare le tubature dell’acqua. Il mio diritto rimane tutelato, ricevo un indennizzo, non perdo la terra ma le tubature passano sotto i miei piedi soddisfacendo il diritto di altre persone. Poniamo invece che il mio vicino mi obbliga a far passare dei cavi elettrici che potrebbero passare, ad esempio, da un’altra parte. Qui il mio vicino ha due possiblità, le situazioni sono simili (il mio vicino ha diritto alla corrente), ma manca l’esclusività del passaggio che, in questo caso vede due possibilità. Ecco, in questi casi è capace che i due vicini si ammazzino per un diritto in entrambi i casi tutelato dalla legge. Basterebbe essere consapevoli che esistono delle alternative e molte liti sarebbero bloccate sul nascere. Solo che noi umani siamo protati a vivere nell’ignoranza.
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Esattamente… bello poi quando senti dire “no, a me non cambia niente, ma è per PRINCIPIO”
Ma che principio del cavolo?
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Principio di che? Esistono dei principi, ok, ma dipende sempre dal contesto.
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Ci sono popoli che sono in guerra, ed i soldati (spesso minorenni, se non addirittura bambini) non sanno seppure il motivo.
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Lì ci vorrebbe una mediazione del genere…
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D’istinto fossero stati figli miei avrei preso l’ arancia e detto loro “trovate una soluzione che vi accontenti entrambi e ve la restituisco”…
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Anche
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Eheheh si infatti, oppure nel caso avresti dovuto mostrare la soluzione equilibrata, nel caso comunque uno dei tuoi figli avesse cercato di “convincere” o corrompere gli altri XD
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Infatti, sono combattuto su un fatto, la mamma da te citata mostra un ottima soluzione, ma la trova lei…. vero è che probabilmente quello dalla personalità predominante avrebbe trovato il modo di portare la soluzione più che verso l’equilibrio, verso i suoi comodi… ma il quel caso basta non dargli l’ arancia… alla fine forse l’equilibrio viene ritrovato in ogni caso dell’animo più equilibrato… da pensarci ancora su…
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In ogni caso sarebbe servita una guida adulta per prendere la decisione.. dipende tutto dal carattere dei bambini
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Esatto…
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P.S. l’altro, sono solo in due… 🙂
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😁
Sorry!
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Figurati… mica ci si può ricordare tutto e tutti…. 🙂
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Molto bello e molto vero
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Ciao Anubi, era un po’ che mi girava in testa… Anch’io la penso così 🙂
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ben congegnato, ineccepibile la conclusione, condivisi i passi per arrivarci.
ml
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Ti ringrazio 🙂
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questo dimostra che servono sempre le mamme per risolvere i problemi 😄
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Si! La mamma è sempre la mamma 😁
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😃
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Capire le esigenze e nel limite del possibile risolvere le problematiche… compito da mamma ^_^
Molto ben scritto, complimenti
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Grazie Sara! Smuack! 🙂
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Chissà perché mi è venuto in mente il modo in cui Salomone con la sua minaccia di dividere il bambino a metà smascherò la madre finta e riconobbe la vera.
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Un tragico parallelo 🙂 In qualche modo, si, ha attinenza, quantomeno nel riuscire a individuare le reali intenzioni che ci sono dietro una certa pretesa
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