Domande di sicurezza in caso di smarrimento della comprensione

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Domanda di sicurezza in caso di smarrimento della password. Clicco sul menù a tendina, scorro una ad una tutte le opzioni e mi soffermo su: nome del tuo amico di infanzia. Mi sembra l’unica domanda a cui potrei rispondere anche tra vent’anni. La seleziono e scrivo il nome della bambina con cui giocavo a far finta di saper scrivere delle lettere lunghissime indirizzate a chissà chi.

Oggi mi fermo a parlare con una conoscente. Suo marito è uno dei facchini che sollevano e portano in processione i famosi gigli, torri altissime fatte perlopiù di legno, protagoniste di feste di paese molto sentite dalle mie parti. Mi racconta della volta che si è sentito male perché dovevano essere presenti ad una cerimonia di famiglia e per questo lui non aveva potuto partecipare alla festa e svolgere il suo compito. Continua a ripetermi se non ci sei dentro non puoi capire. Era completamente in crisi. E’ una passione troppo forte, una fede. Io mi sforzo di capire ma mi rendo conto di non riuscirci. Riesco a paragonarlo al massimo alla volta che non riuscii a partire con la mia squadra di scacchi per un campionato ad Alghero per un problema grave e ci rimasi malissimo.

Insomma mi rendo conto che ci sono cose che davvero non si possono capire. Non si può, in nessun modo.

Mentre lei parla mi torna alla mente la mia amica di infanzia. Suo padre era un facchino. Aveva una gobba rossa e bruttissima tra il collo e la spalla sinistra. Ero piccola e mi faceva davvero impressione. Non capivo. Non riuscivo assolutamente a capire perché una persona dovesse farsi seriamente male per una delle cose, a detta sua, più belle della sua vita. Mi misi in testa che fosse una festa stupida e basta.

Ancora oggi lo penso, nonostante la tipa continui a raccontarmi con passione come si svolge, in cosa consiste, di quanto è importante quella festa anche per lei.

La mia empatia vede passare quel fiume di parole e resta impassibile, immobile. Di solito si tuffa a capofitto senza nemmeno avere il mio permesso nelle emozioni degli altri, ma stavolta no. Approfitto di questa lucidità emotiva alla quale non sono abituata per riflettere sul fatto che davvero, ma davvero certe volte non ci si può mettere nei panni di qualcuno e capire cosa sta provando.

Così come non posso capire perché un tipo che conoscevo da due giorni ha iniziato ad insultarmi dopo avergli detto che ero occupata e non potevo sentirlo al telefono. E’ schizzato perché ha pensato che la mia fosse una scusa. Inutili i tentativi di dirgli che sbagliava, anche se una cosa era vera, lui non mi interessava poi così tanto.

Perché una persona -e anch’io l’ho fatto- reagisce male, più male di quanto dovrebbe, a parole, gesti e silenzi che non le piacciono?

Mi turba la questione. Si perché di solito si lascia perdere e in fondo quella beata, sottile ignoranza mette una distanza tra noi e quella reazione, ci solleva da qualsiasi presunto obbligo e ci fa proseguire per la nostra strada indisturbati. E’ cosi che si fa. Io però non ci sono quasi mai riuscita. Quel senso di ignoranza l’ho sempre rifiutato e deriso anche quando l’ho provato.

Infatti non riesco a non chiedermi se davvero ci si può fregiare di non essere riusciti a capire per poter tranquillamente voltare le spalle e andar via, come se fosse un’assoluzione, un alibi, una chance nel caso si smarrisca la comprensione o se invece si tratta comunque di una triste e inesorabile sconfitta, una piccola grande guerra persa con se stessi.

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immagine dal film ‘Bright Star’ sulla vita del poeta John Keats

29 pensieri su “Domande di sicurezza in caso di smarrimento della comprensione

  1. Difficile capire per una mente “aperta” certe “chiusure” degli altri. Ricordo di una mia cugina, che di lavoro fa l’interprete, che ogni giorno ad un determinato orario interrompeva qualsiasi cosa, prendeva un taxi per andare a casa a vedere la puntata di Beautiful che non poteva assolutamente perdere.

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  2. Benvenuta del club allora! Io personalmente ho smesso di provare a capire determinate persone e comportamenti da un pezzo! Certo, ancora mi stupisco di fronte a certe azioni o “passioni” ma ormai faccio spallucce e amen!

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  3. bè, anch’io ti insulterei se tu mi dicessi che non mi puoi sentire al telefono perchè la linea è occupata. Ma come fai a sapere prima che il telefono sarà occupato, dico io, è chiaro che è tutta una scusa per evitarmi!
    Ok, ok, ok, la battuta è troppo demenziale, ci vado da solo prima che mi ci mandi tu.
    ml
    (:))

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  4. Forse a volte è questione di aspettative, almeno se si pensa a rapporti interpersonali.
    Uno “pensa” che la persona sia libera, pensa di potergli/le piacere, e si aspetta di essere contraccambiato. Aspettative mal riposte, o comunque frutto di fraintendimenti.
    Riguardo il papà della tua amica, si tratta di passioni, di fede, di qualcosa che in effetti dal di fuori non sempre si può capire. Ognuno di noi ha qualche aspetto che gli altri magari non possono capire appieno.

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