
Cristina prende dalla borsa della mamma un cagnolino di peluche e una pallina di gomma trasparente, puntinata solo di brillantini colorati che riflettono in modo diverso la luce facendole assumere ogni istante sfumature diverse. Dalla pallina parte un filo che Cristina lega ad una delle zampine del peluche. Con una mano prende cane, con l’altra tiene il filo della pallina, perché ad una prima verifica non sembra poi attaccato così bene. Cane si sposta volando, portando con sè la pallina tra il divanetto del salone del parrucchiere e la sedia vuota davanti al primo specchio sulla sinistra. È elegante e sembra non accusare il peso della zavorra che si porta dietro. Sarà grazie ai movimenti graziosi di Cristina, penso.
Ha gli occhi all’ingiù e timidi simili ai miei, ma sono marroni. I suoi capelli sono raccolti in una coda, come i miei, ma i suoi sono dorati e ricci. Lancia uno sguardo a sua mamma: sembra che ne avrà ancora per un po’. Si stropiccia gli occhi. Prende cane e pallina e torna con loro a poggiarsi sul divanetto di fianco a me che aspetto il mio turno seduta. Mi elegge a spettatrice delle sue piccole avventure guardando le mie reazioni. La sua leggerezza mi contagia e le sorrido. Cerco l’espressione del viso più appropiata alle diverse fasi della storia che inventa a braccio. Cristina diventa pian piano padrona del piccolo mondo fantastico che va dal divanetto alla sedia vuota e in pochi minuti ne sono già fuori. Ridacchia da sola ai risvolti buffi delle vicende che lei stessa sta inventando.
Ne resto ammirata. Un tempo sentivo una sicurezza simile alla sua, ma la mia forse era un po’ meno elegante. Concedevo pochi baci e pochi sorrisi. Il mio mondo fantastico si adattava a tutti gli ambienti e poco se ne faceva della quantità e della qualità del pubblico presente. Anzi.
Il buio è subdolo. Insomma, dipende dall’interpretazione che ne fai. Se lo prendi così com’è allora inizi a credere di dover imparare in qualche modo a volare, con una zavorra attaccata ad una caviglia in un posto che non ha né cielo né terra ma solo vuoti così incolmabili che rischi di implodere in te stessa e speri che avvenga pure in fretta prima che qualcuno ti sorprenda a piangere durante l’orario di lavoro.
Se disegni una linea, una soltanto, e ne fai il confine tra ciò che esiste e ciò che no, allora ti ci metti su e speri che qualcuno ti sorrida un po’ e che continui a guardarti e ad ascoltarti mentre progetti, disegni, cancelli e riscrivi pezzi di te e della tua realtà ovviamente dal lato giusto di quella linea. Pallina è caduta giù dal divanetto e cane sta cercando di tirarla su con la corda. Sembra un momento difficile.
A volte si pensa erroneamente che nel momento in cui si avrà qualcuno al proprio fianco allora tutto sarà più facile. Le relazioni però non sono idee pure e perfette. Impossibile trovare qualcuno che non ti faccia sentire sola almeno una volta, anche se accade per sbaglio e non si può passare la vita a condannare, distruggere e ricostruire legami e fiducie nel genere umano. Una relazione non è un’assicurazione a vita sul bisogno d’affetto.
Tuttavia non credo si possa vivere in qualche modo prescindendo da ogni idea di perfezione, come può esserlo l’amore, l’armonia e anche il buio stesso, pur facendo il nostro gioco, da soli, sia che qualcuno ci guardi e ci apprezzi, sia che scelga di restare a giocare per poco o molto tempo con i suoi giochi nel nostro spazio, sia che alzando lo sguardo ci accorgiamo che no, ormai non è rimasto più nessuno a guardare.
Sembra scritto per me, grazie!
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Assolutamente grazie a te 🙂
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sarò franco, l’avevo letto stanotte, questo brano, e l’avevo trovato insulso, una bussola senz’ago.
oggi rileggendo la prima reazione è stata..speriamo che l’attesa dal parrucchiere si prolunghi perchè vorrei che non smettesse di parlare.
qui, grazie forse alla bambina col cagnetto di peluche, hai tutte le età, quelle già vissute, quelle che ti aspettano, vi entri e vi esci con grazia, come entri ed esci dall’osservare la bambina e dall’esaminare te stessa.
“Il buio è subdolo” è una capriola improvvisa che fai con una malinconia allegra fregandotene della gonna che si rovescia e costringendo il lettore a fare altrettanto (non una piroetta ma a non badare nemmeno lui alla gonna rovesciata e a quanto mostra).
Già, perchè questo è un brano molto intimo, da leggere in punta di piedi e non con la malagrazia di un elefante che sbadiglia e con la proboscide urta i cristalli e li frantuma (io stanotte!)
ml
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Quel che fai tu è qualcosa che va oltre il leggere tra le righe, tu vai più giù, dietro le righe, alle radici delle parole che allora non possono che trovarsi in un terreno di sensibilità necessariamente comune a più anime. Grazie ❤️
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Ciao Bianca, bellissimo post che mi trova a condividere moltissime delle immagini descritte.. ho deciso di commentarlo però perchè su un punto mi trovo completamente in disaccordo, io credo fermamente e ogni giorno che passa questo credere si fa più forte che si possa vivere prescindendo da ogni idea di perfezione, più guardo il mondo, in silenzio più ho l’impressione di convincermi che sia così logico da non capire più come si possa pensare a concetti di perfezione e riuscire a dargli una forma e sostanza… mi chiedo sempre più cosa nasconde la ricerca della perfezione?
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Ciao Erik, sono contenta che sei passato qui 🙂
per rispondere al cosa nasconde il bisogno di perfezione, ti dico che la sorgente è duplice : può trattarsi di incapacità di accettare la realtà, ma anche di amore per la bellezza. Ed io oscillo spesso tra questi due aspetti della stessa medaglia…
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ma quindi secondo te la bellezza si discosta in qualche modo dalla realtà?? Io personalmente posso dire di esser giunto ad una specie di conclusione dove la realtà diventa un interpretazione di ognuno di noi e conseguentemente anche la perfezione e la giustizia diventano soggettive la ricerca di qualcosa che se definita singolarmente manca di sostanza mi porta a pensare di poter vivere facendone anche a meno, perchè di fatto ne facciamo a meno, salvo convincerci che in alcuni casi questa forma di illusione può apparirci come realtà…
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La realtà non sempre è bella. Non sempre c’è armonia. Poi, che la realtà sia quella che noi vogliamo che sia è giusto, ma al momento lo vedo come qualcosa a posteriori, il risultato di un lavoro che si fa su se stessi e ciò che si vuol essere.
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Basta sentirsi bambini e un po’ lo si ritorna, e se non basta puoi diventare Cane o Pallina… Il filo riattaccalo tu. 😉
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Sarò anche strana, ma io ci credo che bisogna crescere per restare più bambini possibile… 🙂
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Dillo a me, io dentro ho otto anni!
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😀 😀
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