Vigilia

Arrivo sulle scale tra il secondo e il primo piano e la sento già.

Sembra suonata da un principiante che fa una nota per volta, senza accordi e riecheggia come le voci lontane e cupe che escono dagli altoparlanti delle stazioni.

La musichetta va a tempo con le lucine intermittenti dell’albero di Natale che sta nell’atrio del palazzo. In tutto sono tre melodie che si susseguono ventiquattrore su ventiquattro. Una proprio non capisco quale canzone sia. Rompono il silenzio e si insinuano tra i pensieri che si incantano a quel gracchiare che sembra venire da un tempo decisamente passato.

Chiudo il pesante portoncino e faccio un breve giro sotto casa per comprare le ultimissime cose che mancano per le tavole di questi giorni. La maggior parte dei negozi in questi giorni ha occupato i marciapiedi con delle bancarelle. Ogni persona che incrocio è presa da quell’impazienza tipica delle vigilie. I negozianti guardano di traverso sia me che l’orologio sul polso, andando su e giù tra i banchi esterni e gli ingressi dei negozi. Eppure questo è il momento che mi piace di più del Natale. Amo quella leggera ansia che pervade ogni singola cosa e che si percepisce ad ogni passo a poche ore dall’inizio dei cenoni. Alzo sulla testa il cappuccio del parka perché sta iniziando a piovere.

Arrivo alla pasticceria con le mani già occupate. In una ho la busta con i limoni per le insalate di pesce, nell’altra un foglio di carta regalo. La signora che assomiglia terribilmente alla mia prof di italiano del liceo finisce di incartare le mie cassatine al pistacchio. Ci scambiamo gli auguri ed esco. Ogni volta che passo di lì dimentico che c’è una chiesa su quella strada perché è sempre chiusa e da fuori sembra il normale ingresso di un’abitazione. Dovevo mancarci da molto giacché mi accorgo solo in quel momento che dietro ai cancelli chiusi qualcuno ha illuminato l’interno della nicchia che ospita la statua della Madonna con dei neon blu e l’esterno con delle lucine rosse che disegnano un arco seguendo l’architettura della nicchia. Da qualche parte appena dopo i cancelli c’è una stella cometa di lucine appesa in alto. Tutt’intorno è completamente buio.

Delle persone mi passano affianco e aspetto che si allontanino per fermarmi di nuovo a guardare. Cerco di immaginare chi e perché ha illuminato quella madonnina di una chiesa praticamente sempre chiusa. Mi vengono in mente immagini di chiese enormi, bellissime e piene di gente, nelle quali sono stata e in cui spesso ho faticato a tenere l’attenzione sulle cerimonie che si stavano svolgendo e nelle quali, in generale, non mi sono mai sentita molto a mio agio. Quella scena invece mi rapisce con una semplicità così ovvia. Quelle luci male assortite insieme mi attirano e mi danno fastidio allo stesso tempo. C’è qualcosa di sbagliato che però è anche assolutamente giusto e che somiglia ad un mucchio di cose insensate, dolorose eppure inevitabili che fanno parte della vita.

E in quel momento ho capito che quest’anno il bello poco mi interessa. Mi interessa di più l’imperfezione. Ho voglia di gioire con chi fa tutto sbagliato, di ribellarmi e di additare e dispiacermi di chi crede di sapere già tutto. Vorrei conoscere le storie di imperfezione di chiunque perché, sapete, è inutile aver paura delle note stonate. Non ci si salva tappandosi le orecchie, anzi. Ci si perde ancora di più.

Rientro nell’atrio del mio palazzo, la musichina strana mi accoglie come ormai succede da giorni. Questa volta, però, arriva di qualche palmo più vicina al mio cuore.

Un augurio di buone feste imperfette a tutti.

22 pensieri su “Vigilia

  1. Quando vedo come gli altri festeggiano queste feste, io mi sento praticamente imperfetta. E se tempo addietro la cosa mi metteva a disagio, oggi invece ne ho fatto una ragione, perché tanto so che io, per altri, rappresento invece la perfezione. Ti faccio un esempio. Ognuno si riunisce la vigilia di Natale e, dopo il cenone, si gioca a carte. Io no. No. Mai fatto.Eppure c’è chi in un certo senso mi ammira…

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    • Si a volte mi sento anche io a disagio perché non vado ai concerti di Natale, non vado a vedere le luminarie e cose così, mentre invece sembra che la gente faccia un sacco di cose fighissime. Io non ho il tempo ed è un grosso problema coinvolgere qualcuno per fare queste cose.
      Al di là di tutto ho il mio Natale e va bene così, un po’ anche per i motivi che dici tu. Poi magari basta anche solo fare una piccola cosa diversa rispetto allo scorso anno per non restare bloccati sempre negli stessi automatismi e fare esperienze nuove.

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  2. difficile tracciare la linea di confine tra le cose solo imperfette e quelle di pessimo gusto.
    sei stata abile, in questi quattro passi che mi hai fatto fare, a mostrarmi dapprima alcuni esempi di pessimo gusto e poi sulla via del ritorno a (di)mostrarmi come questi stessi esempi, a guardarli con occhi diversi, ad ascoltarli con orecchi più benevoli, diventano imperfezioni necessarie che rendono più autentica l’atmosfera.
    un sorriso di condivisione
    ml

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