
Per quanto io possa interrogarmi sulla questione, ormai sono certa che una risposta univoca non esiste.
La domenica è quel giorno della settimana che mangi. Punto. Senza se e senza ma. Mangi. Qualsiasi cosa ti capiti a tiro.
A colazione c’era la torta alle arance del weekend, che a stamattina era arrivata per miracolo. Pranzo, vabé quello è un delitto premeditato. Il radicchio in frigo aspettava il suo turno da qualche giorno. Una cottura al vapore, una frullata con noci, pistacchi, olio, aglio e formaggio spalmabile, un’unione con pancetta e cipolla che nel frattempo sfrigolavano in padella. Un lancio di fusilli integrali e dadini di mozzarella. E la dieta l’abbiamo uccisa. Prima, tra un’aggiustatina di sale qua e di olio là, ho preso un po’ di pizza avanzata che avevo fatto ieri sera per inaugurare il ruoto che ho preso per cuocere al microonde. Chiamiamolo aperitivo.
Alle 17 sembrava l’ora di uno spuntino e quel che era rimasto della pizza è andato. Alle 17:30 si decide per una tisana alla melissa che si è tirata dietro tra le sue fila un biscottino al cioccolato. A cena di solito si fanno fuori gli avanzi. Se non ci sono quelli, il fatto diventa pericoloso: la domenica sera non si cucina nulla di canonico, al massimo ci si infila in qualche esperimento culinario. Tipo, la settimana scorsa, son venute fuori delle crepes di farina di castagne che hanno dato il meglio di sé con i wurstel e non con la marmellata.
Ha aspettato il primo giorno di sole di tutto l’inverno per sbocciare.
Quando l’ho portata a casa aveva un solo fiore sciupato. Gli altri boccioli erano tutti a testa in giù. Non mi sembrava un buon segno. Poi sono venute piogge fortissime e una decina di giorni di freddo gelido.
La vera questione che avevo per la testa oggi riguardava la libertà. Spesso si pensa che quando quella o quell’altra situazione finirà, allora finalmente ci si sentirà liberi. Allora mi ci sono proiettata mentalmente, a quel momento. Mi sono seduta a terra vicino alla primula. Ho sentito il sole sul viso e il vento leggero e ancora freddo sulle braccia. Non ho visto nulla di diverso. Nel senso, non c’era quel che mi aspettavo. Non c’era nulla. Perché le cose non accadono quando smette di fare freddo. La libertà non è un interruttore. A volte si confonde la mancanza di libertà con la mancanza di un progetto. Insomma, siamo sicuri di sapere cos’è che è bloccato, cos’è che vorremmo realizzare mentre quel qualcuno o qualcosa ce lo impedisce? Oggi mi sono accorta che stavo aspettando niente. Quelli che avevo in testa erano avanzi di qualcosa che non esiste più o che pensavo esistesse, perché viveva in un’idea di mancanza. E invece quel che ci sarà è quel che c’è già adesso. Perché nessuna pioggia di solito inaridisce un desiderio.
A casa mia la domenica, dal punto di vista alimentare, è il giorno della “concessioni”.
Patatine fritte, pizza, e dolcetto con la crema sono banditi dal lunedì al sabato, ma la domenica possono gratificarci il palato.
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Diciamo che qualche concessione qui avviene anche il sabato 😁 però la domenica è differente
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“Quelli che avevo in testa erano avanzi di qualcosa che non esiste più o che pensavo esistesse, perché viveva in un’idea di mancanza.”
credo che il nocciolo sia qui, in questa affermazione, o per lo meno è il punto nodale che mi ha fatto riflettere. Quell’idea di mancanza che attribuiamo alla perdita di qualcuno, un compagno, una amante, un legame forte che si è sciolto, in realtà mette in luce il nostro vuoto, l’assenza di un progetto solo nostro, che prescinda dalla presenza di altri.
ml
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Si è vero. Però pensavo anche ad un’altra cosa, ad esempio, ci manca un certo tipo di vita, delle esperienze e pensiamo che se ci trovassimo un una situazione diversa senza un certo impedimento allora potremmo viverle. Ma siamo sicuri che quel progetto sia realizzabile una volta tolto l’impedimento? Ne abbiamo i mezzi fisici e mentali per farlo? Abbiamo progettato il da farsi? Ecco, spesso no. Diamo per scontato che sia in moto il meccanismo per realizzare ciò che vogliamo, a meno di quel tronco tra gli ingranaggi. Invece a furia di pensare al tronco non ci accorgiamo che magari manca ancora il motore.
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