Il numero di gocce di pioggia

picture by idalia candelas

Gli ultimi dieci minuti della pausa pranzo decido di sfruttarli per rilassare un po’ la schiena, dal momento che passo molte ore seduta. Mi stendo sul divano con le gambe sul bracciolo e le mani dietro la testa. Davanti a me la tenda del balcone è aperta per metà e oltre il vetro riesco a vedere un perimetro irregolare di cielo. In parte è occupato da una nuvola che da un lato è tonda, dall’altro è sfilacciata, come se fosse un pezzo di zucchero filato che qualcuno ha appena tirato dal bastoncino.

Quel mattino, presto, ero stata al centro vaccinale. Appena varcato il cancello c’era un gazebo di accoglienza, una signora in divisa con un foglio in mano che chiamava nomi. Gente seduta, in piedi, in fila, al telefono sparsa qua e là. Ero finita in una di quelle scene viste decine di volte al telegiornale. In un attimo mi sono resa conto che nel mentre di questa pandemia prima o poi, in un modo o in un altro si rientra a far parte di uno di quei numeri delle colorate infografiche del Governo. Io stavo per diventare un più uno a quello che conta sedici milioni e dispari di persone che hanno ricevuto la prima dose. Una dose, però di ansia, si è aggiunta a quella che mi ero portata da casa a patto che se ne stesse buona con le cuffie nelle orecchie e senza dar fastidio.
Il concetto dietro ad ogni tipo di vaccino è inverso a ciò a cui siamo abituati. Se stiamo male ci faremmo iniettare qualsiasi cosa pur di guarire. Partire dallo stare bene e assumere qualcosa che potrebbe recarci qualche effetto collaterale sembra folle. Tuttavia come accade con qualsiasi cosa della vita finché non ci capita un contatto con il pericolo non sviluppiamo nulla dentro di noi che serve a proteggerci. Il vaccino fa accadere questa cosa, ed è una cosa intelligente, anche se per i miei gusti dovrebbe farlo attraverso qualcosa che non sia un ago.

La mia ansia in generale non è d’accordo con nessun ragionamento sensato, ma poi quando sono entrata nella saletta di attesa post-vaccino, quella per stare in osservazione un quarto d’ora prima di poter andare via, ero un po’ emozionata. In qualsiasi cosa, seppur confortevole, ben arredata, fossi rinchiusa da un anno a questa parte, avevo iniziato a metterne un piede fuori. Il quarto d’ora è passato in fretta non appena si è seduto un signore di settantaquattro anni vicino a me che ha iniziato a raccontare del vaccino per il colera, passando per un paio di avventure pericolose che gli erano capitate e finendo sugli orari delle medicine che prende regolarmente per la pressione.

La nuvola si muove piano verso destra. Mi chiedo se mai qualche volta possiamo prescindere dalla forma. Prima di prendere appunti pensiamo al quaderno adatto, prima di fare una torta ci preoccupiamo del ruoto giusto. La moltitudine va racchiusa in numeri. Eppure nessuno, nemmeno durante il peggiore dei temporali potrebbe dire con esattezza quante gocce di pioggia cadono libere da quelle forme che creiamo con la nostra mente.

19 pensieri su “Il numero di gocce di pioggia

  1. che piacere leggere queste tue riflessioni tra il leggero e il profondo, era un po’ che mi mancavano.
    condivido la tua osservazione su quell’aspetto delle vaccinazioni in genere, accettare in pieno benessere qualcosa che potrebbe farci stare male. dobbiamo operare una piccola forzatura su noi stessi per raggiungere un indubbio beneficio che però è ancora astratto.
    mi piace anche la considerazione sulla forma che è offrire eleganza alla sostanza. In fondo anche la goccia ha una forma elegante, quintessenza di bellezza.
    e mi piace anche, a proposito di forma, il modo in cui hai racchiuso “a panino” i tuoi concetti.
    Bene!
    ml

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    • Si 🙂 fa anche strano per la prima volta in più di un anno fare qualcosa di attivo per uscire da questa pandemia, al posto dei comportamenti passivi (non uscire, non incontrare gente, portare la mascherina) che abbiamo dovuto adottare. È uscire da una zona di confort nella quale volendo o no ci eravamo abituati

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  2. e bravi i miei amici di blog (comprendo anche le persone che hanno commentato)… io devo aspettare ancora un pò ma verso fine mese tocca anche a me…
    ad ogni modo leggerissimo viaggio tra le immagini delle tue parole di questo post, sempre super piacevole!!!

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  3. Piccola curiosità: ma hai chiesto tu quale vaccino ti avrebbero fatto o te l’hanno comunicato loro? Io soffro di ansia, l’ultima reazione che non vorrei è un attacco di panico, cosa che non mi succede da tanti anni. 😟

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    • Ciao, l’ho saputo al momento di firmare il consenso, ma era quello che mi aspettavo per la mia età secondo le disposizioni della Asl. Vorrei tranquillizzarti dicendoti che io pure ero in ansia, ma indifferentemente dal vaccino 🙂 Ho “giocato” scommettendo con me stessa che avrei raccontato che è stata alla fine una liberazione e che non ho sentito quasi nulla e così è stato. Se ti va tienimi al corrente di come è andata 😉

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