#21: Storie di alberi

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Nina si aggira frenetica per casa. Non deve dimenticare nulla. Il caffé l’hanno preso tutti, qualcuno si è già avviato. I fiori finti sono sul tavolo. Le manca di infilare il nastrino intorno al piccolo albero della vita che vorrebbe appenderci vicino, qualcuno le ha mormorato che forse non glielo faranno tenere ma a lei non importa. E’ già tutto così ingiusto cazzo, almeno avrà diritto di mettere dove diavolo le pare quei due centimetri quadrati di legno bianco. Nina cerca le forbici mentre un rumore fastidioso di motore viene da fuori. Chissà cos’è, avranno deciso di tagliare l’erba pensa. Pochi minuti dopo sente un tonfo forte. Corre al balcone e il cuore le va in pezzi. Inizia a balbettare e tremare, a urlare dei no, dei non è possibile. Arriva sua zia che la prende per le spalle e la tiene costringendola a calmarsi, Nina si dimena disperata. Alla fine scoppia in lacrime. Il pino secolare che fino a due minuti prima arrivava con i rami al suo quarto piano giaceva a terra in un modo innaturale. “Era malato Nina, dicono che era malato. Era pieno di parassiti che avrebbero fatto male a tutti” le ripeteva sua zia. Nina si calma anche se la spiegazione le sembra povera e cerca di affacciarsi ma le vengono le vertigini. L’albero copriva il suo balcone alla strada principale e ora si sente all’improvviso completamente nuda. Quei rami le avevano fatto compagnia tante volte, il profumo di pino le arrivava al naso nei giorni di vento, si era distesa a riposare complice di quella chioma e si era divertita a vedere uccellini vari andare e venire da quel folto fogliame ad aghi. Nina pensava che la compagnia di quell’albero fosse una delle cose più belle della casa. Il suo cervello va in loop, non riesce a smettere di ripetersi se ne è andato anche lui e il pensiero a tratti sostituisce, a tratti rafforza quelli che già la affollano riguardo sua madre. Se ne erano andati quasi insieme.
A Nina viene in mente la magnolia nel cortile della vecchia casa. Quando lei era piccola regnava maestosa davanti al balcone della cucina con quei fiori bianchi che sembravano piccole corone preziose. Un giorno tornò da scuola e non c’era più. Il padrone di casa disse che stava rovinando le fondamenta e lei nemmeno ci riusciva ad immaginare come una cosa invisibile come delle radici sottoterra potevano crescere e distruggere la piccola palazzina.
La quercia nel campo di noccioli invece l’aveva buttata giù un fulmine, almeno. Nina ricorda ancora quella tempesta. Era rimasta incollata con il naso al vetro del balcone. La quercia si distingueva bene nel buio e nelle raffiche di vento e di pioggia. Aveva combattuto bene eppure un pezzo di cuore se ne era andato anche quella notte.
Qualche giorno dopo Nina rovistando tra le cose in disordine in camera sua trova una pigna. Sorride e la stringe come se fosse la cosa più preziosa che ha. Era sua, di quel pino, l’aveva raccolta lo scorso periodo di Natale. Prova una piccola soddisfazione nell’aver sottratto alla furia degli operatori comunali almeno quella. La osserva a lungo e le si accendono gli occhi nel sapere e nel promettere a se stessa che un’immagine, un ricordo, una fantasia sempre potrà sottrarre lei dalla furia di qualsiasi tempesta.

8 pensieri su “#21: Storie di alberi

  1. ha ragione Nina a dolersi, sgomentarsi, incazzarsi: ogni morte di un albero è una diminuzione della nostra ricchezza interiore. Se poi la morte avviene non per cause naturali ma per necessità stabilite dall’uomo non immediatamente comprensibili e se, in più, l’albero faceva parte dell’ambiente familiare, del proprio spazio vitale, bè allora Nina fa bene a piangerne la perdita in termini quasi umani.
    (è un fenomeno straordinario e non infrequente la contemporaneità della fine tra un albero a cui eravamo affezionati e una persona che ci era cara. In questo caso io le chiamo “le querce del destino”, anche se magari si tratta di altre piante)
    ml

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    • Caspita mi dà i brividi questa cosa che dici delle querce del destino… Davvero è una cosa che capita?
      Bello che tu riesca a comprendere le emozioni di Nina, che sembrano assurde. Ecco, possono sembrare dettate dallo stato d’animo già negativo, ma a Nina vengono in mente gli altri alberi che erano stati importanti per lei e sente un’ingiustizia già provata in passato, quindi slegata dal momento già brutto di suo.

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  2. I parassiti si possono curare, quelli effettivi … poi purtroppo ci sono altri tipi di parassiti che infestano in maniera ben peggiore …
    Così come la forza delle radici per me rimane un simbolo importantissimo e non certo distruzione.
    Ma questi sono discorsi diversi: Nina ci insegna che i rami degli alberi crescono fino al cuore, se si ha la sensibilità per l’armonia, per la vita.
    Gli alberi donano senza chiedere nulla in cambio, eppure per molti sono invisibili.
    GRAZIE Bianca ❤

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