Primula.

foto personale

Nina scorge dietro al vetro del balcone della sua stanza lasciato nudo dalla tenda mai dritta e ferma al suo posto una macchia viola nel vaso rettangolare ormai abbandonato a se stesso. C’erano delle primule prima dell’estate che si erano seccate con il troppo caldo anche nel suo balcone più fresco e non ne era rimasto più nulla. Nina aveva visto crescere qualcosa nelle ultime settimane ma pensava fossero le solite erbacce. Si accovaccia vicino al vaso, silenziosa.
Nina altre volte si era tenuta tra le braccia rannicchiata sul divano per paura di perdersi dei pezzi come fosse fatta di sabbia, granelli che potevano scivolare via da ogni punto, irrecuperabili, inafferrabili. Poi si era stretta in un cappotto e si era fatta pietra aggredendo l’aria mentre passeggiava per le strade della cittadina a tratti familiari, altre volte estranee.
Guarda la primula intontita che non sa neanche lei come fa a trovarsi lì appena sbocciata. Ha ragione, pensa. Fa paura essere un fiore se nessuno te l’ha mai insegnato. Dove eravate, voi che adesso guardate, quando c’erano solo terreno e sassolini?
Io c’ero, le sussurra Nina, io c’ero.

7 pensieri su “Primula.

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