Nina aspira aria dal cilindretto di metallo rosa e dalle labbra schiuse fuoriesce del vapore che sa di fragole, mandorle e vaniglia.
Le avevano detto di non lasciarlo andare subito, ma non capisce come. Riprova, aspira di nuovo, ma questa volta chiude la bocca. Quando la riapre il vapore che esce è pochissimo.
Nina guarda il cilindretto perplessa. Non ha mai capito cosa provano le persone che fumano. A lei quel fumo chiude le narici, disturba. Qualche volta è stata investita da altri fumi che poi ha saputo essere vapori, di diversi aromi, non sempre gradevoli. Tuttavia Nina è sempre stata attratta da quei gruppetti di fumatori che si appartano in ogni luogo. Quelle persone che interrompono una conversazione per accendersi una sigaretta sul balcone, i colleghi che escono dall’ufficio per fumare all’aperto, i clienti di un centro commerciale che sfidano il freddo sulla terrazzina dietro alla porta antipanico. In qualche modo nonostante le avessero inculcato che il fumo fa male, le invidiava. Si era sempre chiesta cosa avessero in comune. La maggior parte delle volte si trattava di sconosciuti che però in qualche modo sembrava si fossero dati un appuntamento preciso, come se l’ansia, l’inquietudine possano essere sincrone in persone che non si sono mai viste prima, e per motivi diversi.
In ufficio Nina aveva notato che i colleghi fumatori avevano come dei permessi speciali per prendersi più pause. Lei era riuscita a seguirli al massimo due volte, per i soli due caffé della sua giornata. In un paio di occasioni si era unita al gruppo con la scusa di prendere un po’ d’aria, ma si era rivelata una cattiva idea perché l’aria era la loro, molto poco piacevole da respirare cercando di mantenere anche una distanza che permettesse brevi conversazioni. Chi non fuma come scarica lo stress? Troppi caffè non sono il caso, il cibo la farebbe ingrassare, le caramelle senza zucchero dopo la seconda ci si stufa.
Nina aspira di nuovo dal cilindretto, è una sigaretta elettronica usa e getta. La prima gliel’aveva mostrata un’amica, ne aveva parlato molto bene, ha un ottimo sapore dolce e fresco. Una sera dopo lavoro Nina si era recata dal tabaccaio con la coda tra le gambe come se stesse per commettere un delitto imperdonabile. Era troppo curiosa di provarne una. Dalle varie descrizioni lette aveva scelto l’aroma che somigliava a quello di una torta.
Questa volta modula il respiro per far uscire il vapore lentamente. Nina alza lo sguardo e si perde ad osservare i volteggi delle lingue di vapore che salgono e svaniscono o i ghirigori che ruotano in senso antiorario in giri sempre più stretti. Al tiro successivo il vapore esce tutto insieme in una nebbia fitta. Nina si rilassa tra quelle nuvolette effimere che sembrano portarsi via qualcosa dalla sua mente affollata. Le vengono in mente le curanderas ecuadoriane che puliscono le persone dalle energie negative soffiando fumo di tabacco su tutto il corpo e ripetendo litanie in lingue antiche.
Piano piano capisce come respirare quel vapore che sembra dare alla testa una piacevole sensazione di leggerezza. Lo posa sulla scrivania, per oggi basta. Nina sorride pensando che con quel cilindretto tra le dita potrebbe avere accesso a quelle misteriose riunioni di sconosciuti, ma non riesce ad immaginare le sue nuvolette mischiarsi con quelle degli altri, le sue lingue di vapore arrotolarsi con fumi estranei, fare a botte per conquistarsi spazio per salire ed evaporare in santa pace. Annuisce gelosa dei suoi sbuffi di vapore, come se nel loro volteggiare potessero raccontare storie che vuole tenere solo per sé.