Le cose facili

picture by Aeppol

Ho appena visto la pubblicità delle nuove scatolette di tonno con basso contenuto di olio. Pare le abbiano fatte per sollevare noi utilizzatori dall’incombenza di scolare l’olio in eccesso prima di mettere il tonno in un panino o in un’insalata.
I miei pensieri erano intenti in una zuffa epocale che mi stava togliendo le energie e la voglia di fare qualsiasi cosa e per qualche istante si sono fermati a mezz’aria illuminati dalla luce emanata dal televisore e sono rimasti così, immobili. Uno stringeva ancora un ciuffo di capelli di un altro tra le dita, che a sua volta stava cercando di sferrare un colpo basso al suo avversario. Insomma, al mondo qualcuno si preoccupa di facilitarci il compito di mettere il tonno sulle bruschette, mentre l’angolino “Apri qui” sulle confezioni di affettati si trova sempre dal lato delle fette che stanno sotto alle altre. I litiganti hanno perso qualsiasi entusiasmo e senza nemmeno più la zuffa in corso, non so, mi sono sentita una triste calma addosso.

E’ che sto cercando qualcosa in cui credere.

Una vecchia amicizia si è riaffacciata nella mia vita giusto il tempo di dirmi che la fiducia e l’amore devo trovarli dentro di me e non negli altri. Poi mi ha abbandonata. Stessa cosa una persona che qualche volta ha detto pure di amarmi. Mi chiedo spesso come sarebbe stato amarci davvero. Invece è stato troppo per mollare subito e troppo poco per continuare. Nessuna circostanza che suggerisse la strada. E a sollevare l’Universo dall’incombenza di far girare in qualche modo le cose mi ci sono messa solo io. Amicizie e relazioni sono quasi sempre facilitate in qualche modo. Distanze, comitive, tempi. Esiste sempre una via preferenziale nella quale si incanalano tutti gli elementi necessari per tenere su un rapporto tra persone. Ecco, io non ne ho mai vista una in vita mia. Mai. Mi sono impegnata e ho sudato ogni volta che ci tenevo tanto. E che poi ho visto tutto andare in pezzi.

E oggi non so per cosa lottare. Sui fronti di battaglia che mi circondano vedo solo mucchi di parole mie distrutte, a terra, esanimi.

Credo che morirei io stessa se dovessi in qualche modo adeguarmi alle cose facili. E allora no, grazie, stasera resto qui. Aspetto un’ispirazione, una scintilla, una storia. Insomma, un’altra battaglia. In virtù della differenza che c’è tra vivere e, invece, sentirsi vivi. E quindi credere.

Buon Natale ♡

Qualcuno di voi mi disse che spesso cose come i traslochi sono capaci di metterti a nudo, ti spingono per costringerti a ritrovare l’equilibrio, uno nuovo non riciclato, che non hai potuto impacchettare e portare con te. Mettono alla prova i nervi e il fisico, occupano la mente e le giornate. Impari che parole come opportunismo e altruismo, ai due estremi, sono solo concetti astratti che aleggiano come vapore tra le trame della natura di tutti davvero tutti che è l’egoismo. L’egoismo che poi ti porta a tendere una mano, ad occuparti di qualche faccenda, dipingerti un sorriso sulle mani impolverate e stanche. Quello che fa volare lo sguardo oltre un vetro per notare le prime luci di Natale che prendono a scaldarti, ti ricordano il Belgio, rialzano l’umore e ti motivano abbiamo da festeggiare qui e ringraziare, per tutto. Oltre il vetro ritrovi pensieri vecchi rimasti al freddo per non sbiadirsi che ti rioccupano la mente appena riesci a far spazio. Torni a chiederti se nascono prima i sentimenti o le circostanze, eterno paradosso che tenti di risolvere in un senso o nell’altro a seconda che tu ti senta più o meno un grinch dell’amore.
Poi pensi a quella luce che nasce nella notte di Natale, allo spirito natalizio o Babbo e ti rendi conto che stai per festeggiare un mucchio di cose che in fondo non hai potuto vedere né toccare mai. Hai dovuto credere e basta. Aver fede. Per cui se uno deve fare il grinch deve farlo per bene e nemmeno le luci colorate e i sorrisi dei bambini devono smuoverlo.
È così che il Natale, come sempre, salva l’amore dal profondo, buio e arrogante cinismo. Almeno è valso per me ancora una volta.
Buon Natale bloggers ♡

image

Se Promessa Fa Rima Con Scommessa

Fox dice che Venere è entrato nel mio segno in questi giorni, ma mi pare evidente che nemmeno stavolta ci siamo beccati. Credo che leggere l’oroscopo sia un po’ come presentarsi alla tabaccheria con quei due-tre numeri annotati su un foglietto o in mente, se li hai sognati, e sperare che escano alla prossima estrazione. Sorridi già prima di sapere se andrà o meno come pensi. E poi l’esito, se negativo, non potrà fare mai più male di una promessa che ha guardato dritto negli occhi un tuo desiderio profondo e poi l’ha lasciato cadere proprio mentre da laggiù era quasi del tutto risalito.

Non si dovrebbe mai dire nulla che somigli ad una promessa, una predizione se non si è in grado di mantenerla perché qualunque essa sia racchiude anche ciò che non è e non sarà mai. Che pure arriva tra le tue mani, con tutto il resto. Che in fondo è una scommessa anche quella, forse. Da parte tua è questa la sensazione, dall’altra cambia parecchio. Tipo, la probabilità dice che non importa quali numeri scegli, questo non condiziona ciò che accadrà. E infatti prendono in giro tutti con la storia dei numeri ritardatari come se nel contenitori i numeri si dessero di gomito dai oggi non mi gira vacci tu. Le stelle anche, per quanto gli astrologi continuino ad esordire con -le stelle dicono- io tutto sto chiacchiericcio non riesco tanto ad immaginarmelo. Soltanto il vento qualche volta gioca con le mie orecchie come a voler dirmi qualcosa e poi mi accorgo che mente, come mente l’oroscopo, come mentono i numeri trascritti in grassetto sulla bollettina, come mentono le promesse. Non dipende dalle stelle, non dipende dai numeri, non dipende dalle… Si, forse si, da loro dipende.

Allora è come quando ti insegnano che devi contare solo su te stessa e su poco altro al di fuori di te. Che devi essere forte e che gli abbracci non si chiedono e comunque nasce la sensazione che se pure lo facessi durerebbe di un tempo che non è desiderio, da parte dell’altro. Per cui il crederci è una scommessa che fai con te stessa e non devi farci affidamento. Non devi restarci male, ti scrolli di dosso i frammenti di coriandoli e vai avanti. Tutto vero e giusto fino ad un certo punto. Fino a che la promessa non riguardi qualcosa che ha a che fare proprio con le coperte nelle quali hai avvolto la speranza che per una volta qualcuno non ti stia mentendo e che davvero soffierebbe quel vento un po’ più forte tra i tuoi capelli se non fossi in grado di percepirlo da sola. Non se ne possono scostare i lembi e poi lasciarla infreddolire nell’attesa che arrivino le sue mani.

E’ possibile che la differenza stia solo nel fatto che invece di due numeri qualcuno ne gioca cinque ed è solo una posta più alta in gioco, una promessa più grande delle altre, niente di sbagliato, e dopo solo un ritorno a se stessi più deciso di prima.

Poi compri altri due numeri o un altro giornale e il gioco ricomincia daccapo.

1476450_436015976497892_308847815_n

Annotazioni: Di Muffin, Sogni E Treni Vari

E’ da questa mattina che ho la testa indolenzita, come se non mi fossi mai svegliata. Altro che ore piccole si, si ci sono state pure quelle ma piccole piuttosto sono state queste ultime giornate e io mi ci sono infilata dentro meglio che ho potuto cercando di non lasciare alcun lembo del vestito chiuso fuori. Nel frattempo prendevo nota mentalmente di un po’ di cose interessanti che vorrei non dimenticare.. Dunque.

Se tratti i muffin come dei cupcakes qualcuno lassù se la prende parecchio a male e la crema al formaggio per la copertura impazzisce senza alcun motivo apparente, come me sei-sette giorni prima di un esame, solo che io mi riprendo, o meglio trasformo il nervosismo in apatica rassegnazione alla mia sorte, la crema invece no. Per cui ho decorato i cupcakes muffin con la nutella e ne ho messi venticinque sull’alzatina, che gli anni non si contano per forza soltanto con le candeline.

Avril di anni ne ha compiuti trenta e ha festeggiato con un cupcake gigante. Un giorno potrei provarci.

Un mattino fresco che sapeva di caffè estraneo voleva suggerirmi che spesso le persone non sono cattive, ma sole. Ciò non significa che possano comunque farti del male o per forza accettare un sorriso. E nemmeno che io riesca a capirle completamente.

Capita che qualcuno ricordi cose che per te sono importanti e sorridi all’idea che davvero siano i gesti a contare, più delle parole, mentre tante volte ti sei convinta che fosse vero il contrario.

Se riesci ad essere più tosta di un pensiero negativo ti scopri capace di fregarlo. Sssth, è un segreto però. Se ne può sempre accorgere. E come quando si dice che il pessimista vede il buio nel tunnel, l’ottimista scorge una luce e il realista si rende conto che quella in effetti appartiene al treno. Si direbbe che il realista sia il più saggio dei tre. Eppure ho sempre creduto che il più saggio sia l’ottimista. E’ vero, scorge solo una luce. Eppure nessuno hai mai detto che prima d’allora non gli sia capitato già di trovarsi seriamente in difficoltà e sia sfuggito ad un qualche altro treno di guai e poi abbia deciso che valga la pena sorridere, se non altro perché ha imparato più degli altri due cosa vuol dire davvero.

foto personale, settembre 2014

foto personale, settembre 2014

 

*… Wishing you …*

“Molte volte avevo fantasticato sul mio futuro, avevo sognato ruoli che mi potevano essere destinati, poeta o profeta o pittore o qualcosa di simile. Niente di tutto ciò. Né io ero qui per fare il poeta, per predicare o dipingere, non ero qui per questo. Tutto ciò è secondario. La vera vocazione di ognuno è una sola, quella di conoscere se stessi. Uno può finire poeta o pazzo, profeta o delinquente, non è affar suo, e in fin dei conti è indifferente. Il problema è realizzare il suo proprio destino, non un destino qualunque, e viverlo tutto fino in fondo dentro di sé.”

[Demian -Hesse]

 Mattina presto. Freddo tremendo, per quanto lo possa essere da queste parti, si intende. Guanti, cappotto e borsa. Grande abbastanza che chiunque guardandomi potrebbe pensare che stia scappando da casa, più che andare all’università. Anni che faccio lo stesso tragitto, in auto fino ad un certo punto, mezzi pubblici fino alla meta. Negli ultimi mesi, essendo un casino prendere gli autobus poco frequenti e troppo affollati, ho deciso di andare fino alla metro a piedi. Che magari il tempo che aspetterei alla fermata e quello che impiego per arrivare fin lì sarebbe pure lo stesso. Ma c’è una cosa che mi piace troppo nel fare quella strada, che non è nè bella, nè piacevole da percorrere. Ad un certo punto, si arriva ad una nota libreria. Grandissima, a due piani, con due entrate, una a livello strada, una giù alla metro. E ogni mattina passo di lì. Arrivo a testa bassa, per ripararmi dal vento o dalla pioggia ed entro. I locali sono così caldi da costringermi puntualmente a sfilare i guanti. Mi guardo intorno e ho la stessa sensazione ogni volta. E’ una specie di buongiorno sussurrato dal profumo di carta e diffuso dal calore, eccessivo forse. Tre o quattro minuti di buonumore, da lì fino a raggiungere l’altra entrata e recarmi alla metro affollata, buia. Se ho più tempo riesco perfino a far visita ad un autore che amo o un reparto preferito. Forse qualche commesso pensa pure che abbia confuso il negozio con una biblioteca. Eppure da lì è iniziata davvero la giornata, tante volte. Niente di eccezionale o interessante. Solo una strada più lunga e qualche minuto di leggerezza bonus, mio.

E’ una cosa del genere che vorrei augurarmi e augurare per questo nuovo anno. Che poi mi sta già simpatico perchè il numero è pari. A chiunque si trovi a passare di qui. Alle persone di cui, pur conoscendole da tanto, quest’anno ho scoperto un cuore davvero grande, nel momento in cui ho aperto un po’ di più il mio. A quelle che ho conosciuto qui su WordPress e non avrei mai pensato sarebbero diventate una parte di me così importante. Ciò che ho imparato e condiviso con tanti resterà indimenticabile.. Per questo grazie. Che sia davvero nostro ogni giorno, per un motivo qualsiasi, più o meno stupido non importa. Riuscire a sentire, il più spesso possibile, di essere sulla propria strada. Vivere e amare quanto ci pare.. Sbattere anche la testa contro muri più duri di lei. Cercare quei pochi minuti al giorno che bastano a trovare un sorriso o un abbraccio o un bacio… nostro.

Starfisher by pesare

 

 

*… Believe …*

Mi sono seriamente preoccupata quando questa mattina perfino il vasetto di Nutella mi ha guardata allargando le braccia e scuotendo la testa come per dire questa volta te la piangi da sola.

La questione è che non fa che allungarsi la lista delle persone che mi mancano da morire, questo Natale. E per la prima volta nella mia vita ho pensato, si lo ammetto, questo sarà un Natale di merda. Non ho un bel niente da festeggiare. Fanculo allo spirito delle feste. Fanculo a tutto. E mentre cercavo di metter pace nella mia testa tra i sostenitori dello scappare via il più lontano possibile da qui e quelli del restare sotto le coperte con la speranza di scomparire tutti insieme per sempre, è arrivato nel bel mezzo della zuffa un altro tipo, dall’aria furba, dall’aria di chi ne sa una più del diavolo ed effettivamente mi andava di sentire anche la sua opinione.

Non è che un trucco. Un’illusione. Ci cascano sempre tutti. E questa volta ci sono cascata pure io. In pieno.

In breve la questione è che più stai morendo dentro, più ne hai bisogno. Del Natale. 

Più soffri per le persone che ami e più ti ci dovresti aggrappare. Ne dovresti approfittare per tenerti su sperando che le corde riescano a reggerti almeno finchè non sarai in grado di raggiungere di nuovo il ciglio della roccia, per tenerti da sola. Tanto da lassù se ti va bene qualcuno c’è, ma non è detto possa aiutarti perchè non può capire o sta lottando come te, ma per fatti suoi.

E allora ho pensato col cazzo che ci casco.

Questa cosa, forse, l’avevo capita già ieri. Quando per strada mi son ritrovata di fronte un Babbo Natale un po’ sciupatello e con un accento che di certo non era del nord, che mi porgeva un foglio e una penna. E un abete enorme su cui attaccare il foglio con su scritta una stronzata qualunque, in cambio di un’offerta.

E allora ho deciso che, ancora una volta, mi sarei tenuta stretta ciò in cui credo e ho sempre creduto, nonostante tutto.

Tutto quello che mi è sembrato di capire, ieri, penso di averlo riassunto lì.

???????????????????????????????

*… And Put Up Your Head …*

 

“Ma finalmente capiva quello che Silente aveva cercato di dirgli. Era, si disse, la differenza fra l’essere trascinato nell’arena ad affrontare una battaglia mortale e scendere nell’arena a testa alta. Forse qualcuno avrebbe detto che non era una gran scelta, ma Silente sapeva – e lo so anch’io – pensò Harry con uno slancio di feroce orgoglio – e lo sapevano anche i miei genitori – che c’era tutta la differenza del mondo.”

[J.K.Rowling – Harry Potter e il Principe Mezzosangue]

*… Brave …*

Diciamo che ad un traguardo importante uno vorrebbe anche arrivarci, se non con tutti i pezzi al loro posto, almeno viva. 

Perchè certe volte sembra tutto così complicato e avvolto dalla nebbia ed altre invece l’euforia ti fa stare in piedi fino alle due del mattino.

E magari avresti preferito avere più tempo o più indicazioni su ciò che c’era da fare. Da nessuna parte però c’è scritto qual è il tempo più o meno giusto per portare a termine le cose.

Allora bisogna mettercela tutta e bisogna buttarsi. Quando poi sai benissimo che non c’è davvero un “buttarsi” quanto un “crederci”, c’è un sorriso, la testa alta e tutto ciò che in qualche modo in quella testa è entrato, mentre ricordi e riflessioni e considerazioni profonde abbastanza da perdersi con gli occhi fissi su un punto del muro che in tanti devono essersi chiesti cosa avesse di così tanto interessante spingevano maledettamente per avere il loro spazio.

Ed è una questione di esperienza e di fiducia, anche.

Di musica, ogni tanto.

Di parole … in ogni caso.

✿.。.:* *.:。✿

Ma io mi chiedo cosa accadrebbe

Se tu dicessi ciò che vuoi dire

E lasciassi cadere le parole

Onestamente, io voglio vederti essere coraggioso!

Con ciò che vuoi dire

E lascia cadere le parole

Io voglio solo vederti essere coraggioso…

Tutti sono stati lì

Tutti sono stati fissati fino ad abbassare lo sguardo dal nemico

Caduti per la paura e fatta qualche scomparsa

Inchinati al potente

Non correre, smettila di trattenere la tua lingua

Forse c’ una strada fuori dalla gabbia dove vivi

Forse uno di questi giorni potrai lasciar entrare la luce

Mostrami quant’è grande il tuo coraggio

Dì ciò che vuoi dire

E lascia cadere le parole

Onestamente, io voglio vederti essere coraggioso!

*. . . Principe Azzurro…Vendesi . . .*

L’altro giorno su facebook mi si ripresentò davanti per l’ennesima volta quel link che fa più o meno così: “Incolpo la Disney per le mie aspettativa troppo alte sugli uomini!”. Al quale seguono più o meno lunghe invettive contro gli uomini incontrati nella propria vita. Io son cresciuta a pane e Disney (ma anche a pane e polizieschi, gialli e fantascienza però) e ancora oggi, quando la mia amica che è in pratica la Treccani dei classici del caro Walt scopre che me ne son persa uno, mi costringe a colmare le mie lacune e non mi da’ pace finchè non lo faccio. Ho visto Pocahontas per la prima volta l’anno scorso, per dire. Per cui quando sento queste cose scatta dentro me un moto di ribellione. Il fatto è che stare a discutere su facebook è come lottare contro i mulini a vento, praticamente una causa persa, perchè alla fine vale la legge del “guarda e passa” quando non sei d’accordo su qualcosa e poi ci si potrebbe dedicare una vita intera a contestare tutti i link che vengono pubblicati. Magari pur perdendo un po’ di tempo con uno di essi, ce ne sono già almeno un altro centinaio pronti a ripresentarsi sulla tua bacheca e quindi qualche volta le mie idee restano in un angolo della testa, finchè non decidono di mettersi a manifestare e lì non c’è scampo, vogliono il loro spazio.

Il famoso principe azzurro. Bello, alto, intelligente, con la fortuna sfacciata di trovarsi al momento giusto nel posto giusto, futuro re, gli riesce qualunque sport e tecnica di combattimento, un po’ poeta, amante dell’arte, sensibile, dolce, che conosce l’etichetta e le donne, un po’ meno la moda. E’ praticamente perfetto. Mi sembra alquanto ovvio che un uomo con tutte queste caratteristiche messe insieme non sia verosimile. E non tanto perchè non l’ho mai visto con i miei occhi, ma semplicemente perchè il concetto di perfezione è intrinseco ad altre cose e non alla natura umana. Quindi già il fatto di aspettarsi che da qualche parte esista un essere così fatto è discutibile. Lo è però anche un altro aspetto. Mettiamo pure che esista un uomo del genere, quello delle favole, tu che te la prendi tanto con il povero Walt nemmeno sei la reicarnazione di Biancaneve però. E scusa. Se per assurdo dovesse presentarsi nella realtà una situazione come quella e da un lato ci fosse un principe azzurro qualsiasi, dall’altro perchè non ci si dovrebbe aspettare una vera, stupenda, angelica principessa? La grazia e la dolcezza fatte persona, un animo puro, gentile, premuroso, roba che nemmeno gli stilnovisti l’hanno mai immaginata così.

Perchè pretendere un uomo da favola e poi non sforzarsi nemmeno un pochino a credere ancora nell’amore? Ecco il vero problema qual è. Si da’ sempre la colpa ad un’infanzia trascorsa a sognare ad occhi aperti, la si maledice, si rinnega il tempo trascorso allegramente in compagnia di quei personaggi fantastici, tutto perchè dentro si ha un cuore ferito, malmenato che non batte più come quando si era donato completamente a quell’amore. Il tempo si passa a lamentarsi, a trovare mille e più modi per screditare l’intero universo maschile e a dare la colpa a Walt Disney nemmeno fosse un criminale. E invece a me non sembra abbia mai detto che la sofferenza non esista. Ha detto che esiste l’amore. Non capisco perchè le due vengono prese per affermazioni interscambiabili.

-Tutti i personaggi dei cartoni e delle favole devono essere esagerati, quasi caricaturali. E' la vera natura della fantasia e delle favole.-

-Tutti i personaggi dei cartoni e delle favole devono essere esagerati, quasi caricaturali. E’ la vera natura della fantasia e delle favole.- Walt Disney

Su questa cosa ebbi modo di riflettere parecchio circa un anno fa e arrivai ad una conclusione che non dimenticherò facilmente. Avevo avuto anch’io da poco dei momenti di sconforto a causa di persone che capii nella mia vita non ci sarebberò più state, a danno dei miei sentimenti. Mi chiedevo se il mio cuore sarebbe rimasto così ferito da non voler mettersi più in gioco, mai più, per paura di soffrire ancora, di non essere ricambiato, di altre delusioni. Se valeva la pena credere ancora nell’amore. Avevo in braccio la mia baby-cugina, che ha due anni ora e già cambiato un paio di volte il proprio idolo, da Minnie a Peppa Pig. Non oso immaginare quando sarà grande di cosa sarà capace. Adesso ha pure imparato a dire “C’era una volta una principessa…” e un pezzo alla volta inventiamo qualche favola un po’ sgangherata, ma divertente.
Accadde una sera che era stanca, sfinita (in realtà aveva sfinito già prima me, ma sorvoliamo), venne in braccio e si sistemò sulla mia spalla, parlavo con altre persone e poco dopo mi accorsi che si era addormentata. Il che non è usuale, perchè di solito lotta per non far finire mai la giornata. La guardai e mi venne un brivido. Una bimba che si fidava di me a tal punto da cedere agli occhi che le si chiudevano per perdersi nel mondo dei sogni. Come per dire che era al sicuro con me come nella sua amata culla. La guardai, con quelle questioni in testa che mi tormentavano. Chissà cosa c’era dietro ai suoi occhi, mi chiedevo. Continuavo a guardarla come se sapessi già che era lei, in quel momento, la mia risposta. Qualcosa alla gola mi dava un fastidio tremendo. E poi pensai, scandendo le parole come se gliele stessi sussurrando davvero: sai, non posso raccontarti che l’amore non esiste. Come faccio a dirti che un giorno, forse, arriverà qualcuno, che non ti amerà mai abbastanza perchè è ferito, deluso da qualcun’altra che prima di te gli ha fatto del male e che tu non avrai mai l’amore, l’attenzione, la felicità che meriti. Qualcuno che si farà le domande che mi faccio io. E’ come se già adesso, in questo momento, ti svegliassi per dirti che la vita è triste. Non posso raccontarti una storia così. E allora non posso raccontarla nemmeno a me stessa. In fondo, ero anche io una bimba come te.
Chi viene dopo non può aver colpa per ciò che è successo prima. Non posso essere così ingiusta.

Decisi che l’amore va difeso. Non è una questione di principi e principesse. Quelli sono personaggi, come quelli di un film qualsiasi. La vita non è una sceneggiatura già scritta e se pure lo fosse non ci è dato leggerla prima. Quel film, quella favola ti lascia però qualcosa in più di una trama. Ti lascia un sentimento. Ed è quello che bisogna portare con sè, non una stupida aspettativa o l’identikit dell’uomo perfetto. E mentre eviti di chiudere la porta in faccia ai tuoi sentimenti è possibile che qualcuno, lì dietro, magari, si risparmi un naso rotto.

*… Luce Doni Alle Menti, Pace Infondi Nei Cuor …*

Io credo nel Natale.

Non è una di quelle feste che vengono così tanto per fare un po’ di casino, divertirsi, spegnere candeline o sparare fuochi d’artificio. E’ una vera e propria fonte di energia. Quest’anno ne ho sentite dire di tutti i colori, del tipo “No, quest’anno non c’è lo spirito per festeggiare” oppure “Non è il caso di mettere troppi addobbi” o ancora “Quando ho scoperto che Babbo Natale non esiste, ho smesso di credere anche in Gesù” … … … … Ho visto persone mettere più ostacoli tra se stesse e il Natale di quanti ne possa immaginare. Ho rischiato persino di non averlo un Natale. La parola “ostacoli” l’ho sentita dire al prete, il 25, alla Messa. Parlava dei pastori. Quelle povere ed emarginate persone che furono i primi a correre alla mangiatoia per andare a vedere Gesù. Ha detto una cosa del tipo “Appena avuta la notizia dagli angeli, si sono recati senza indugio alla mangiatoia, di corsa, senza porre alcun tipo di ostacolo tra sè e quella nuova promessa di gioia e amore”. Non è un aspetto su cui si riflette di solito. Non hanno avuto paura. Non se ne sono fregati. Non hanno pensato -boh chissà se è vero, magari stanno solo a fregarci-. E oggi invece quella Luce che si riaccende più viva la notte di Natale, ogni anno, viene snobbata, sminuita, si prova a spegnerla, magari dicendo anche -ti riaccendo più tardi, non appena ho sbrigato queste due o tre faccende-. Si rinuncia a quella promessa di pace. (Anche se poi c’è gente che non rinuncia a farsi i regali, a titolo di che non si sa…). Si preferisce porre ostacoli tra se stessi e quella felicità, quella Luce così vicina che basterebbe solo tendere una mano per sfiorarla, restando nell’oscurità, nell’ombra, nell’infelicità… E invece del Natale bisogna approfittare. Nonostante le difficoltà, nonostante la tristezza si ha l’occasione per riflettere e per sorridere di nuovo, per rimettere nel proprio cuore un po’ di gioia, di pace… Mentre riflettevo su ciò, il coro iniziò ad intonare Bianco Natale…

“Luce doni alle menti, Pace infondi nei cuor…”

Luce alle menti. Cosa significa illuminare una mente? Chiunque si trovi qui per un caso qualsiasi a leggere questo post, mi piacerebbe si soffermasse a pensarci su, come ho fatto io. E mi piacerebbe sapere se mai è capitato già di soffermarsi su queste parole… Sinceramente io mai, ma è solo quando ne hai bisogno di certe cose che riesci a trovartici davanti. Accendi una luce. Cosa accade? Che l’oscurità scompare, ovviamente. Però nelle nostre teste il passaggio non è così immediato. Accendere una luce significa accogliere un pensiero positivo, allontanare una suggestione negativa. Significa scegliere la felicità. Significa sentirla dentro, nel cuore. Significa spazzar via qualunque ostacolo, e credere, semplicemente. E invece in molti pensano che il Natale quando non sei più un bambino non vale la pena di festeggiarlo. Altra idiozia cosmica. Certo, crescendo magari con la propria testa si può anche decidere di non credere più, ma è una scelta difficile e che ne comporta tante altre e soprattutto non è la risposta a tutte le domande a cui non si sa rispondere o a cui non si ha voglia di cercare delle risposte e bisogna anche stare molto attenti facendo i conti con la propria coerenza.

Lo stesso giorno poi ho visto una bambina e i suoi occhi illuminarsi ammirando un albero di Natale. Ho visto la magia ripetersi di nuovo. E tutte le chiacchiere inutili sono volate via.

E sul tuo biglietto, risalendo sul Polar Express, cosa scriverebbe il bigliettaio …. ?