Lo scorso anno a causa dei postumi del trasloco e della mia fretta di riordinare per far spazio al Natale, a stento ci feci caso. In queste ultime settimane invece li ho visti spuntare dal nulla come funghi, uno dopo l’altro: gli addobbi dei vicini. Brutti, ingombranti e di dubbia praticità.
I gusti non si discutono e siamo d’accordo. Mettiamoci pure che gli addobbi natalizi mi piacciono da morire e se potessi decorerei le case di tutti, non solo la mia. Quel che non ho capito è come sia stato possibile che sullo stesso pianerottolo, affisse alle porte dei vari inquilini, ci siano finite decorazioni tanto diverse quanto stonate, qualcuna fuori moda, altre talmente fuori misura da coprire le targhe con i nomi e gli spioncini. Su alcuni piani è prevalsa la sobrietà: un fiocchetto lì, una campanella qua. Su altri il buongusto non ha potuto niente per mettere limite alla fantasia.
Pensavo a questa cosa anche osservando le luminarie domestiche a led e non che illuminano balconi e ringhiere di tantissime case. Ognuno s’è messo lì, armato di pazienza e fascette stringicavo, a srotolare i tubi di lucine seguendo quell’estro artistico sopito a causa di mesi e mesi di deleteria routine. Spirali, cascate, piroette, stelle e qualche audace sagoma di albero hanno preso a lampeggiare, spegnersi ed accendersi a ritmo. Su qualche balcone sembra ce ne siano pure troppe, su qualcun’altro sono messe invece senza un vero perché.
Mi sono chiesta se in fondo riguardo gli addobbi natalizi non vige un po’ una sorta di anarchia. Belli o brutti, armoniosi o non, stanno lì, in modo che tutti possano vederli. La diversità è bella, non c’è dubbio. Qualche volta capita anche di vedere palazzi interi decorati con precisione e simmetria, rari casi in cui ci si è riusciti a mettere d’accordo su un solo colore e un solo tema e quasi risultano essere di una perfezione inquietante. Quel su cui riflettevo però è che le feste natalizie sono una delle pochissime occasioni in cui le persone possono esprimersi abbastanza liberamente e gli addobbi finiscono per analogia o per contrasto a rappresentare un po’ quel che si ha dentro. Si tende a creare un ambiente intorno a sé che è espressione di se stessi.
Allora quanti Natale diversi esistono? Quante intensità, difficoltà, quanti significati, desideri, dolori vengono mostrati sperando da un lato che si mimetizzino nel tutto, dall’altro che spicchino rispetto agli addobbi di tutti gli altri?
Le tradizioni e i ricordi in fondo danno un po’ quell’impressione che il Natale sia sempre lo stesso, uguale e immutabile, eppure a guardarlo bene, alla fine, non è che il risultato dell’immagine che ognuno di noi ne ha, ogni anno, sempre diversa. Spesso facciamo una fatica incredibile nel cercare di riunirle tutte insieme, dare lo spazio che ognuno merita. Alcune messe vicine stonano, altre si esaltano tra loro.
Qualcun’altra invece si allontana in silenzio per cercare un po’ di calore vero altrove.