A leggere i fiocchi di neve

Da quando ho smesso di parlare il silenzio ha curato le parole.
Loro non sapevano bene che fare. All’inizio lanciavano qualche sguardo incuriosito. Alle volte ridevano. Altre si muovevano in punta di piedi e buone buone si sistemavano nei pressi di un altro silenzio, di nascosto lo guardavano fare cose normali e questo le faceva stare bene. Quando le condizioni sono giuste il cielo racconta la neve e noi restiamo con il naso appiccicato sul vetro del balcone a leggere la storia. Alle storie servono le condizioni giuste, ma anche un certo ritmo tra pieno e vuoto. Se non ci fosse spazio tra un fiocco di neve e l’altro non avremmo nulla da leggere. Ci sarebbe solo un finale già scritto.
Insomma le condizioni giuste, il ritmo e allora accadono le storie, così come accadono le cose.
Al centro c’era un pouf un po’ rotto come tavolino e una candela viola perché c’era solo quella a portata di mano, due amari e dei biscotti al cioccolato. Una musica dolce da poggiarci la testa. Le parole si erano già date appuntamento per l’indomani. Ormai si era creata come un’abitudine: ognuno faceva danzare le proprie, ma poi loro si incontravano e intrecciavano per aiutarsi e insegnarsi cose e ridere insieme. Perché non si trattava di sentirsi meno sole, ma di trovare un po’ di pace.
La storia è finita quando ho chiuso gli occhi, dopo aver spento la candela e la musica, dopo essermi tirata su le coperte e mi sono sentita felice.

Punti di riferimento

stelle cadenti desideri san lorenzo

Una volta lessi da qualche parte, a proposito delle stelle cadenti, che se una stella sta “cadendo” forse quello non è esattamente il momento migliore per chiederle qualcosa. Questa considerazione mi colpì talmente tanto che subito la feci mia, che di stelle cadenti e desideri non ci ho mai capito granché.

Non conosco bene le usanze e le leggende che si raccontano riguardo le stelle cadenti, ma ricordo che forse solo una o due volte in vita mia devo aver rivolto il naso all’insù alla ricerca di un qualsiasi tipo di corpo celeste inciampato in qualche piega del cielo e solo per l’evento astronomico in sé che effettivamente è molto affascinante.

Insomma mi è venuto un dubbio e da esso delle domande.

Tipo, quanto possa far piacere ad una stella essere additata e fotografata in un momento del genere. Magari, che ne so, le farebbe piacere avere un po’ di privacy.  Al massimo ricevere un saluto veloce, un cenno con la mano, un sorriso, al posto dei migliaia di frammenti di voci senza suono dei pensieri dei suoi fortunati osservatori.

Ce lo vedo, quel desiderio. Spaventato e grondante di sudore mentre cerca di restare aggrappato alla coda della stella verso la quale è stato espresso. Tiene gli occhi fissi e spalancati davanti a sé sul buio che il suo matto mezzo di trasporto sta per squarciare, mentre cerca di schivare frammenti e polveri incandescenti che continuano a staccarsi dalla stella che così si consuma, nel suo viaggio a contatto con l’atmosfera.

Il desiderio va nel panico a furia di chiedersi cavolo ci faccio qui? E dove diavolo finirò quando questa cosa qui si sarà distrutta del tutto? Quasi rimpiange l’odore pungente e caldo del legno del cassetto nel quale è rimasto chiuso tutta la vita.

Non sono del tutto sicura che una stella cadente sia il posto giusto per un mio desiderio. Sono tempi difficili e per un desiderio quello può essere un viaggio anche troppo stressante. Originale, avventuroso, ma stressante. Potrebbe preoccuparsi di atterrare e non di avverarsi, sano e salvo.

Tempi difficili, dicevo.

Un’ipotesi si fa largo tra i miei vagheggiamenti.

E se avessimo frainteso tutto? Le leggende, le storie, dico.

Magari gli antichi hanno messo in mezzo questa cosa dei desideri espressi durante le notti attraversate dalle stelle cadenti proprio per il motivo opposto. Forse l’intento era quello di rimettere i desideri al loro posto, incastonati nel blu della notte, nel caso una stella cadente li avesse per sbaglio tirati giù da lì nella sua folle e velocissima corsa iniziata da qualche parte nell’Universo.

In fondo i segreti non si raccontano alla prima stella che passa. E i punti di riferimento diventano sempre più rari. L’idea che un desiderio mi osservi e mi guidi dall’alto qualsiasi cazzata io stia per fare mi piace molto di più.

Altrimenti, il desiderio dalla regia annuisce, molto meglio il cassetto.

 

Gironzolando tra gli ultimi minuti dell’anno

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E’ difficile che un anno appena trascorso mi lasci qualche insegnamento specifico. Insomma, ci sono i momenti belli e quelli brutti, le soddisfazioni e le delusioni che più o meno si bilanciano nell’arco di dodici mesi. Passano nella mente ricordi di gioie e di tristezze e qualche beh se avessi saputo, allora avrei fatto così. 

Mi fermo sotto la porta della mia stanza.

Mia madre è indaffarata a togliere i panni asciutti dai termosifoni per mettercene altri ancora umidi. Li gira, li aggiusta, qui ne mette altri due, lì tre. –Prenditi la tua roba asciutta-, dice.
Tendo l’orecchio destro. Glenn Miller. E’ sempre stata la colonna sonora del fine anno. Se mio padre mette Glenn Miller allora da qualche parte dietro a quel broncio deve essere felice, o almeno ci sta provando. Sorrido e ballo un po’.

Quest’anno invece ho imparato due cose in particolare.

Le parole hanno un peso. E un senso. Sembra banale e scontato. Invece no. Forse è perché ho litigato con quasi tutte le persone a me più vicine, una cosa che per me è ancora nuova. Le parole non sono solo dei tratti a due dimensioni e con spessore trascurabile come sembra a prima vista. Portano con sé significati ben precisi e al di là di quel che si dice a proposito di quelle scritte che restano e  le pronunciate che invece volano, tutte hanno un effetto. Imprevedibile, che si consuma in pochi istanti o si snoda attraverso giornate che formano settimane e poi mesi.

Niente è definitivo. Anche se lo sembra. Specie quando lo urliamo, lo desideriamo o lasciamo scappare dalla bocca quel mai più. Le cose si rompono, si aggiustano, fanno capriole, le perdi, le rincorri, finalmente le trovi e magari non sono nemmeno più come le avevi conosciute all’inizio. Sono migliori oppure peggiori. Tutto cambia, affinché non cambi niente. Perché in qualche modo devi ritrovarti di nuovo sulla tua strada e se hai la mente aperta capisci anche il motivo di tutte le deviazioni e il mondo sembra brillare per qualche istante in maniera che la lezione ti si imprimi nel cuore per sempre.
Niente è un dramma se non vogliamo che sia tale oppure può esserlo e poi non esserlo più. Un po’ come ci pare.

Energia è stata la parola che è rimasta al mio fianco durante questo anno, silenziosa, a volte capricciosa ma ogni volta che alzavo lo sguardo sugli spalti lei c’era a spronarmi e ammonirmi. Ho fatto un sacco di cose bellissime che non avevo mai fatto in vita mia e che però hanno occupato tutto lo spazio e il tempo che in realtà mi serviva per lavorare ad obiettivi a cui tenevo molto.

Forse è solo questione di raddrizzare il tiro. Ci vuole energia, sì, ma bisogna anche usarla nel modo giusto. Voglio parole chiare, obiettivi realizzati, voglio capire e farmi capire meglio. Pare che tutto ciò si chiami Assertività.

Mi sono innamorata di questa parola e la voglio con me, da domani, ogni giorno.

E c’è il telefono che suona, i panni che asciugano, Miller che vaga libero per casa attenuandosi di stanza in stanza, i dolci in bella vista, le candele in attesa, le lenticchie in acqua e io che gironzolo tra i minuti di questo ultimo giorno per assicurarmi di esser pronta al nuovo anno.

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Cinque minuti del mio Natale

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Cinque minuti.

Giusto il tempo di assaggiare l’aria e sentire quanto sa di attesa.

Il mondo è teso, sospeso, come i fili di lucine intermittenti attaccati ai lampioni che si guardano ai due lati della strada.

Siamo tutti come quei lampioni. Ci scrutiamo attraverso distanze di tanti tipi diversi.

Ci tocchiamo con le parole.

Senti. Senti?

E’ una gioia semplice. Non si muove nulla. C’è silenzio.

Poi accendo una candela e allora l’attesa si compone di secondi che si consumano in successione uno dopo l’altro, fino a quando le distanze si azzerano e tutti noi riusciamo a toccarci addirittura con i pensieri.

Adesso però aspetta.

Ascolta.

Io ti sento.

È tutto qui. È quella parte di Natale che è solo mia e adesso conosci ed è anche un po’ tua.

Cinque minuti del mio Natale.

Auguri di vero cuore a tutti voi e spero abbiate “cinque minuti” per raccontarmi qual è il vostro Natale. Non quello condiviso con amici e parenti, ma quello soltanto vostro, il momento in cui sentite il significato, qualunque esso sia, invadervi.

ComeDiari #6 Legger(s)i Tra Le Nuvole

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Bisogna arrendersi all’evidenza, dicevo. Solo che poi dipende da cosa vedono i tuoi occhi.

Cosa fai quando i sentimenti ritrovano la strada che avevi chiuso per rabbia?

Niente.

Li lasci passare.

Scorrono sulle guance. 

Esplodono in coriandoli di parole.

Provvedi a rimetterle insieme in modo che formino un senso compiuto, almeno. 

Ti senti un po’ felice quando capisci che osservate entrambi la stessa nuvola, anche se siete sotto due cieli diversi. Che la stessa luna la vedono tutti, una ce n’è e non appartiene a nessuno, neanche a quelli che si fregiano di averla rubata o di averne comprato un pezzo. Per le nuvole è diverso, quelle cambiano forma, muoiono e rinascono, viaggiano, piangono o, qualche volta, ti confortano. Tutti ne abbiamo, sono quelle con cui giochiamo di notte, quando non riusciamo a prender sonno e sulla luna già non c’è più posto. Quindi, diventa una questione di comprendere fino in fondo chi c’è davanti a te, di imparare a riconoscere le sue nuvole. 

Magari non si riesce subito, o non si vuole, o non si può, o semplicemente non ne è il momento ancora.

Poi, però, non c’è niente di più evidente. Ed è così speciale che non si può descrivere. 

Finalmente puoi arrenderti. 

Puoi amare.

Puoi andare avanti.

 

picture by danielavolpari.blogspot.it

Almeno Credo Sia Così

Quando si apre il proprio cuore è inevitabile che ne escano anche paure e insicurezze. Ne dovrebbe venir fuori il conoscersi, il guardarsi davvero senza difese. Per gran parte di tratta di intuizione, sensibilità. Per un’altra parte, pur importante, di confronto. Almeno ci provo.

 

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“Io non lo so
quanto tempo abbiamo
quanto ne rimane
io non lo so
chi c’è dall’altra parte
non lo so per certo
se ogni nuvola è diversa
so che nessuno è come te

io non lo so
se è così sottile
il filo che ci tiene
io non lo so
che cosa manca ancora
io non lo so
se sono dentro o fuori
se mi metto in pari
so che ogni lacrima è diversa
so che nessuno è come te

sono sempre i sogni a dare forma al mondo
sono sempre i sogni a fare la realtà
sono sempre i sogni a dare forma al mondo
e sogna chi ti dice che non è così

e sogna chi non crede che sia tutto qui …”

*… “No Words..” …*

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“Quello che so è che cerchiamo la vita. Il nostro respiro non ci basta e vogliamo il respiro di un altro. Vogliamo respirare di più,vogliamo tutto il fiato di tutta la vita. Nella mia terra le persone che ami le chiami “ciatu miu”: “respiro mio”. Si dice che la persona giusta è quella che respira allo stesso ritmo tuo. Così ci si può baciare e fare un respiro più grande.”
[Alessandro D’Avenia]

 

 

*… C’è Un Qualquadra Che Non Cosa …*

… Quando per la prima volta fai caso al silenzio di un raggio di sole eppure dentro ti senti come se ti avesse appena parlato di ogni cosa bella che ha attraversato nel viaggio che ha fatto prima di giungere a te.

*… #Quotes …*

“Sei la finestra a volte

verso cui indirizzo parole

di notte, quando mi splende il cuore”

[Alda Merini]