Meglio Lovoo Oggi . . . ?

Gli-italiani-cercano-sempre-di-pi-l-amore-sul-web-c205c2e612d36a448a2958282fc939d5

Partendo dal presupposto che la maggior parte degli incontri tra le persone che finiscono per piacersi e poi stare insieme avvengano per caso o durante serate nei locali più in vista, cerimonie e via dicendo, è vero che Lovoo in fondo è semplicemente la trasposizione di questo meccanismo nel virtuale, gli sguardi e la chimica sono sostituiti da algoritmi e al posto dei tacchi si possono comodamente indossare le proprie pantofole, specie ora che inizia a far freddo.

Un’altra cosa vera è che non dovrei più star a sentire A.

Mi ha convinta ad iscrivermi sostenendo che ogni tanto bisogna pur uscire dagli schemi e che tra i migliaia di single iscritti potrebbero nascondersi delle persone interessanti a loro volta soltanto curiose di capire come funziona il famoso (?) sito d’incontri, come lei e me.

Giuro che c’ho provato. Sul serio. Mi sono inserita nel meccanismo dei match e dei likes, a cercare persone come me come recita lo slogan del sito, attraverso tags sui miei interessi, definendo città ed età del mio uomo ideale e altre cose così. Ho conosciuto delle persone, affrontato gli approcci più cafoni che possano esistere al motto di non essere la solita palla diamogli una possibilità. Di un paio di persone ho anche avuto impressioni positive. Ad un certo punto però, non ho più retto.

Forse questo vale solo per me o per poche altre, non so. Il fatto è che non capisco come ci si possa conoscere così. Dopo aver iniziato tre-quattro conversazioni in chat mi sono sentita come se stessi sostenendo dei colloqui di lavoro. Chi sei, cosa fai, quali sono i tuoi interessi. A parte un paio di ‘sono appena uscito dall’ufficio, vediamoci’ (?!), lo schema si ripeteva e la mia pazienza finiva. Credo, piuttosto, stesse finendo la curiosità di capire come funzionava mentre iniziavo a chiedermi seriamente che ci facevo lì. Cosa speravo di trovare. Le persone, infatti, lì dentro non perdono tempo ad indicare i propri interessi nei profili, a meno che non si tratti di beauty e fitness, così inserendo parole come fotografia cinema (e vi ho risparmiato interessi seriamente nocivi per l’ignoranza quali lettura e scrittura) non usciva nulla. Nessuna persona con quegli interessi lì.

Strano, no? E’ l’epoca in cui siamo tutti fotografi e cinefili (viva lo streaming) e non risultava neanche una persona tra i risultati ponendo quel filtro di ricerca. Dunque, come trovo persone come me se, cavoli, a nessuno importa di farsi conoscere per quel che ama fare nella vita?

So cosa state pensando. I bicipiti riflessi negli specchi dei bagni invitano a tutt’altro che a farsi conoscere per quel che si è dentro per cui, a meno che non si è interessati a distrarre i propri istinti solo per un paio di notti c’è poco da starci a discutere su. Nemmeno c’è da giudicare i gusti delle persone in termini di relazioni, anzi, basta che ci si senta a proprio agio e si incontri qualcuno che abbia i propri stessi bisogni, senza però voler sembrare a tutti i costi quel che non si è. Non sono di quelli che credono le persone vanno conosciute solo dal vivo. Gli incontri con persone che all’inizio erano solo dei nickname sono stati alcuni tra i momenti più belli che ricordo. Dal vivo, infatti, l’impressione era quella di conoscersi da sempre perché in effetti quel che mancava era giusto il suono della risata o il modo di gesticolare. Prima ancora di vederci sapevo del loro modo di pensare e di osservare il mondo.

Di siti come Lovoo ce ne sono tanti, ci metti la faccia e poco altro sperando ad ogni giro di pescare la tua carta fortunata.

Poi, che l’amore non sia così tanto un gioco, va da sé.

Perché San Valentino E’ (Anche) Dei Single

Vorrei condividere con voi un articolo che ho letto questa mattina, mentre armata di caffè cercavo di dare un senso ai miei capelli, a qualche ricordo di troppo e, soprattutto, alla mia giornata. Forse si tratta di una buona notizia per tutti quelli che domani non sapranno dietro quale battuta sarcastica nascondersi pur di non sentirsi tremendamente esclusi da una ricorrenza che, a detta di quest’articolo, è stata travisata e trasformata, a favore dei venditori di cuoricini di plastica a prova di litigio e di serate a tema, che poi basta cambiare festoni e outfit, si tratta sempre della solita musica da discoteca.
Per chi si scoccia di leggere, riporto giusto la considerazione di base: San Valentino è la festa dell’amore, non delle coppie. I single non sono esclusi, anzi, i single forse sono quelli che avrebbero pure più diritto a festeggiare perché portatori sani di desiderio d’amore, quello romantico, irraggiungibile, non dichiarato o impossibile e che, ipotizza l’articolo, non sempre è presente nelle coppie perché nel farsi relazione ha dovuto accettare troppi compromessi e trasformazioni. Così, per la gioia di Dostoevskij e dei sognatori di ogni tempo e alla faccia di tutti i Mr Grey di stocavolo giacché non potevano far uscire film meno romantico proprio a San Valentino (e nemmeno tanto erotico, ho sentito dire), qualcuno ha pensato bene di scartocciare la festa liberandola dall’involucro argentato in cui era stata imprigionata, riportando sotto l’ala del santo protettore dell’amore tutti gli innamorati e quelli speranzosi d’esserlo.

Noi single, ultimi romantici che a San Valentino celebriamo l’amore ideale

Scent Of A Woman

E’ ovvio che se ad invitarti a ballare è Al Pacino e non Banderas la differenza c’è, eccome. E a parte il fatto che io e il ballo siamo su due pianeti diversi e che in confronto potrei perfino dire di saper cantare e che di questo film avrei potuto riportare tante altre scene, monologhi e citazioni perché è stupendo, questa scena qui ha qualcosa di speciale.
Sarà lui che si muove all’inizio così come quando si passeggia in un ricordo per poi ritrovarsi un po’ alla volta nella nostalgia, la musica che ad un certo punto gli ricorda che quel profumo ce l’ha lì tra le braccia ed è davvero vicino e reale, che una donna è anche questo, nonostante il buio; la dolcezza di un uomo che si presenta così com’è, compreso di passato e futuro, porgendo a lei le proprie mani senza camuffare nessuno dei due.
Sarà l’emozione, immaginata, di essere portata così o il fatto che una volta mi sono innamorata di un profumo da uomo che non ricordo più nemmeno qual’era eppure conservai il fogliettino sul quale l’avevo provato per mesi, su cui c’era scritto be a gentleman, always nemmeno avessi dovuto ricordarlo io.
Lui dice che il tango non è come la vita, nessun errore è irreparabile, basta solo che si continui a ballare e per quanto a me metta molta più ansia l’idea di sbagliare i passi credo di non essermi mai sentita più felice ogni volta che il profumo di qualcuno o qualcosa li ha guidati, oltre il ricordo, gli errori, la strada che non sapevo fare e gli abbracci che mi mancano ancora.

*… Play It, Sam …*

You must remember this
A kiss is still a kiss
A sigh is still (just) a sigh
The fundamental things apply
As time goes by

And when two lovers woo
They still say: I love you
On that you can rely
No matter what the future brings
As time goes by

Moonlight and love songs
 never out of date
Hearts full of passion
 jealousy and hate
Woman needs man
and man must have his mate
That no one can deny

It’s still the same old story
A fight for love and glory
A case of do or die
The world will always welcome lovers
As time goes by …

[As Time Goes By – dal film Casablanca]

*… Una Cosa Bella E’ Una Gioia Per Sempre …*

E’ sera. Lei si prepara per andare a dormire. Lui dorme nella stanza affianco, un muro li divide. Si rende conto sempre più di amarla, è il 1800 e certe dinamiche non sono assolutamente quelle di oggi. Se il giovane John avesse avuto un cellulare, ad esempio, avrebbe potuto scorrere i nomi nella rubrica, trovare ‘Fanny’ e mandarle uno squillo. Lei avrebbe sorriso e risposto allo stesso modo. Invece John, separato dal suo amore, per farle sapere che lui è lì e sta pensando a lei si avvicina al muro, e con il pugno chiuso, ma non troppo stretto, bussa. Una sola volta, delicatamente. La reazione è la stessa. Lei sorride e indugia un momento. Ha capito, è lui. Le sta dicendo ehi sono qui, ci sono, sono qua, addormentati pensando a me. Stringe il pugno anche lei. Un leggero tocco al muro. John era certo che lei avrebbe capito, senza parole, senza troppo clamore. Allora avvicina la testa al muro, quasi sapesse che lo sta facendo anche Fanny. E restano così, appoggiati entrambi, nello stesso punto su due lati diversi, lontani per toccarsi ma vicini abbastanza per permettere alle loro anime di abbracciarsi.

Questa è una scena di Bright Star, film sulla vita del poeta John Keats. Visto poco fa. E mi ha colpito così tanto che non volevo dimenticarla. Il film ha un ritmo lento, perfetto per raccontare gli avvenimenti dell’epoca, ma quasi esasperante dati quelli a cui si è abituati adesso. E’ in un ritmo così però che si apprezza il valore di una poesia. Poesie e lettere attorno le quali ruota tutto il film. Particolarmente importanti quando, costretti a star lontani, John prega Fanny di rispondere alla sua lettera usando parole dolci, per consolarlo e di baciarle affinchè lui potesse posare le sue labbra dove erano state le sue. Decisamente un romanticismo d’altri tempi, ma bello da scoprire e ricordare.

Una cosa bella è una gioia per sempre:
cresce di grazia; mai passerà
nel nulla; ma sempre terrà
una silente pergola per noi, e un sonno
pieno di dolci sogni, e salute, e quieto fiato.
Perciò, ogni mattino, intrecciamo
una catena di fiori per legarci alla terra,
malgrado lo sconforto, il disumano vuoto
d’animi nobili, i giorni tristi,
le perniciose e ottenebrate vie
della nostra ricerca: si, malgrado tutto,
una forma bella il drappo toglie
allo spirito triste. Così sole, luna,
alberi antichi, e nuovi, germoglianti felicità d’ombre
per l’umile gregge; e narcisi
col verde mondo in cui abitano; e chiari ruscelli
che cercano un fresco tetto
contro la torrida stagione; il cespuglio nel bosco,
colla spruzzata di boccioli della bella rosa muscata:
e così anche la magnificenza del destino
che immaginiamo per i morti illustri;
tutti i racconti belli uditi o letti –
una fonte infinita di bevanda immortale,
cola per noi dall’orlo del cielo.

Né queste essenze sentiamo solo
per brev’ora; no, come anche gli alberi
che sussurrano attorno al tempio presto diventano
cari quanto il tempio stesso, così fa la luna,
la poesia passione, le glorie immense,
ossessioni per noi finché non siano lietificante luce
all’anima nostra, e a noi si legano sì forte,
che, sia splendore, o tenebra tetra,
sempre con noi dimorano, o moriamo.

[tratto dal poema Endimione – John Keats]

 

* . . .She’s Like Tomorrow ♪. . . *

Ieri sera si è concluso l’Eurovision Song Contest, un festival europeo nel quale gareggiano cantanti ognuno in rappresentanza della propria nazione che possono poi essere votati da tutte le altre (altrimenti ogni nazione voterebbe per sè) ed è uno spettacolo estremamente organizzato ed elaborato, pieno di effetti speciali, proprio perchè ogni nazione cerca di stupire al massimo. Quest’anno si è tenuto a Malmo, in Svezia.

A me diverte tanto perchè mi ricorda un po’ lo spirito di Giochi Senza Frontiere. E poi nel momento delle votazioni si scoprono amicizie e antipatie, ad esempio, l’anno scorso la Grecia snobbò totalmente la Germania, oppure Estonia, Lituania e Lettonia hanno spesso occhi di riguardo l’una per l’altra. San Marino non ci considera mai nemmeno di striscio, se ben ricordo. Ogni nazione infatti deve assegnare dei punti, da 1 a 12, ai cantanti delle altre. L’Italia ha sempre partecipato fino al 1997, vincendo due volte con Gigliola Cinquetti e Toto Cutugno ed è dal 2010 che ha ripreso a partecipare. Quest’anno è toccata a Marco Mengoni, che secondo me non era proprio il meglio che potessimo presentare, che ha comunque conquistato il settimo posto.

E’ incredibile come in genere la maggior parte delle nazioni schiera cantanti donne che sono delle bellezze incredibili, fisici perfetti, abiti da sogno e voci davvero notevoli, spaziando dalla dance al pop, dal nord Europa arriva sempre qualche gruppo rock e le nazioni più a sud puntano… beh, diciamo sulla simpatia. Si tratta spesso di cantanti che uniscono folklore e musica moderna o di cui comunque si sente forte la provenienza popolare.
A vincere è stata la Danimarca, però come accade quando guardo qualche festival, ce n’è sempre un’altra che mi colpisce molto di più e questa volta mi è piaciuta tanto quella presentata da Malta, dal giovane Gianluca Bezzina.

La canzone si chiama “Tomorrow” ed è di una dolcezza infinita. Me ne sono innamorata subito. E’ l’amore tanto semplice quanto coinvolgente, che trascinerebbe due anime anche diverse, all’apparenza, ma in qualche modo legate dalla stessa energia, già prima che se ne rendessero conto. Un lui, occupatissimo, preso tanto dalla sua vita e una lei, che è la sua svolta, il suo domani, la sua nuova direzione, che mai razionalmente prenderebbe in considerazione…

Visto che non ho trovato traduzioni in italiano (bah, solo una in ungaro, che non credo aiuti molto) l’ho tradotta io, perdonate qualche imprecisione o errore, ma davvero merita secondo me (:

Il suo nome è Jeremy, lavora in IT
non si è mai chiesto perchè è sempre stato
un ragazzo così attento, sensibile e timido
‘valutare il rischio’ è il suo investimento,
in una vita senza sorprese

fin quando lei arrivò nella sua vita

Lei è davvero spontanea, l’incertezza è il suo credo
non è mai stata ‘bianco o nero’
semplicemente di una gioia curiosa
Lei mostrò affetto per lui e una collezione dei suoi sorrisi
e per sua sorpresa …

Lei è come il domani, oh così lontano, vuole solo giocare
come il domani è sempre un giorno via
ogni volta scivola via, è vicina ma ancora così distante
E’ tempo di seguirla, domani…

Lui si è innamorato di lei troppo in fretta,
tutti abbiamo pensato che non sarebbe durata
perchè al buon vecchio Jeremy piace la sua rigorosa routine
perchè lui pensa solo ad oggi, ma il domani è il modo per lei
di trovare una nuova direzione e andrà tutto bene

E’ tempo di seguire lei, domani…!

~

Merita, come ogni cosa che riesce, ogni tanto, a mettere nel cuore un po’ di romanticismo, quando intorno ti capita di vedere cadute di stile tremende, come quelle di poveri idioti che vedendo tre ragazze in auto, l’altra sera, rischiano di farci un incidente per lo sfizio di affiancarle in rettilineo, facendo un po’ di strada appaiati, finchè lei alla guida ha rallentato per evitare che si arrivasse insieme alla rotonda successiva e facendo in modo che i tipi rientrassero in corsia, che tanto indietro non sarebbero tornati. Loro sono scappati avanti, io ho lasciato il freno tirando un sospiro, mentre insieme alle altre le imprecazioni ancora si sprecavano. Poi uno dice che non deve perdere la speranza che da queste parti, in giro, esistano persone interessanti. Che questo è un caso, certo, ma avessi avuto una volta, almeno, la possibilità di ricredermi. E che palle.

* . . . Tra Il Dire (a ruota libera) E Il Fare (esami) C’è Di Mezzo…Il Lungomare! . . .*

In attesa delle nuove puntate delle serie tv che mi piacciono (Castle, Castle!!!) le cose che seguo ultimamente sono davvero poche. Per cominciare i GP di Formula 1, in particolare quelli che la Rai per gentile intercessione divina manda ancora in diretta, perchè tanto oramai quelli in differita li guardo, si, ma sapendo già come è andata, che non è esattamente la stessa cosa. Già perchè l’esperimento cerco-di-star-lontana-da-ogni-tipo-di-media per evitare di sapere il risultato delle gare è miseramente fallito. Per un paio di domeniche ho provato a farlo ma la prima volta mi ha fregata il telegiornale, che innocentemente stavo guardando ignara del fatto che stesse per annunciare il vincitore del primo GP e la seconda volta invece vittima di un post di facebook che fugacemente avevo aperto per altre cose. Ieri mi son fatta coraggio e mi sono affidata direttamente al sito BlogF1 dove scrivono in diretta tutti gli avvenimenti giro per giro. In pratica la gara l’ho letta e non vista, sempre meglio di niente. Che poi pare che ieri la sfortuna abbia invaso i box della Ferrari peggio della peste… Uff.

Un’altra cosa che seguo volentieri è The Voice. Non tanto per il programma in sè, anche se diverso dal solito, e tantomeno mi piacciono i talent e cose così. Mi piace perchè “sembra” che stia portando un po’ di rock in tv, grazie a Piero Pelù. Non sono mai stata una sua fan, anche se lo apprezzo, però adesso mi sta facendo divertire un mondo… Nonostante i tentativi di frenarsi un po’, esplode spesso tutta la sua carica rock e la verve da toscano e poi, cavolo, è sexy, roba che si potrebbe perdere la testa (!) anche se un’amica che concordava con me, l’altro giorno, ha accennato ad espressioni … più spinte, ecco. E non esiste alcun deterrente, quando uno merita, merita e basta.

Inoltre questo programma ha fatto tornare sulle scene anche Riccardo Cocciante, che ogni volta che lo vedo mi ricorda una cosa che accadde all’università. A pensarci ancora rido. Chiacchieravo con una compagna di corsi riguardo alla musica. Ad un certo punto mi chiese cosa ascolto e iniziai dai vari tipi di rock, tra cui i Bon Jovi, Springsteen, Nickelback, Train, Green Day e non sto a dirli tutti che non la finisco più, a qualcosa di pop, jazz, blues, country e musica classica. Un mare di cose in pratica. Lei che mi ascoltava attenta, fece:

“Sai, non so, ma ti facevo una fan di Riccardo Cocciante!”.

….

Il gelo sulle spalle e l’espressione perplessa in viso.

Io ora non so che faccia abbia una fan di Cocciante e per carità non è una cosa offensiva… L’unica cosa che riuscivo a pensare era….. Perchè?? Come aveva fatto ad immaginare me a cantare Margherita sotto alla doccia? Incredibile. Rimasi sconcertata, non per lui, ma per la facilità con cui la gente potrebbe allo stesso modo andare in giro dicendo che hai l’aria da serial killer. Così, giusto per una sensazione. Le risposi che apprezzavo Cocciante per il musical Notre Dame De Paris, musiche da brividi, ma che da qui ad essere una fan ci passava una galassia intera. Ebbi la certezza che non doveva essere una persona particolarmente perspicace.

Aspettando di sapere del giro successivo, sistemavo un po’ le foto scattate sabato sul lungomare, in visita al villaggio dell’America’s Cup. Ci sono stata non tanto per l’evento sportivo in sè che non seguo, ma per godere un po’ della città attraverso i percorsi pedonali (almeno questo, dopo mesi trascorsi a maledire la ZTL che hanno fatto con i piedi), del profumo del mare, delle luci sulla baia, della brezza fresca e dei taralli alle mandorle caldi… Le foto non sono di grande qualità perchè ancora devo capire come convincere la mia digitale a fare foto decenti all’imbrunire, si accettano suggerimenti!!!

 

OLYMPUS DIGITAL CAMERAOLYMPUS DIGITAL CAMERAOLYMPUS DIGITAL CAMERA

 

Adesso devo pensare a cosa c’è da fare… Il prossimo esame è finalmente l’ultimo, però ho una strana sensazione dentro. Quando le cose non si riescono a spiegare direttamente si prova dicendo esattamente l’opposto: ero molto più tranquilla quando di esami me ne mancavano tipo 18. E’ assurdo e non so spiegarmelo. Ho sentito al tg che Napolitano vuole dare un governo all’Italia entro la settimana. Io entro la settimana dovrei imparare a svolgere tutte le tipologie di verifiche di resistenza e di strutture iperstatiche. Ridendo, mi sono chiesta chi dei due ha più probabilità di successo… (:  E comunque, se non doveste vedermi più sappiate che potrei essere svenuta da qualche parte tra gli appunti e il librone di Scienza delle Costruzioni 2 (perchè a farlo tutto in una sola volta no, non andava bene, aaahh)….!

Buona settimana, bloggers e non! (;