
Non sopporto affatto quando mi si dice che non c’è bisogno di aspettare il momento giusto.
Il momento giusto è l’intervallo di tempo durante il quale si realizzano le circostanze adatte per cimentarsi in una o più attività desiderate da Dio-solo-lo-sa quanti intervalli di tempo prima. Trattasi del momento in cui si hanno a disposizione -tutte insieme- le seguenti cose: voglia, motivazione, risorse e mezzi. Qualche volta anche l’appoggio delle persone per noi più importanti. Quando si presenta, l’attività viene svolta e portata a termine non senza complicazioni ma con ottime probabilità di buona riuscita. Il momento giusto può farti sognare e regalarti le esperienze migliori della tua vita.
Il momento giusto, però, va aspettato. Già. A lui non importano le innovazioni tecnologiche, la possibilità di compiere grandi spostamenti in poco tempo, l’opportunità di essere connessi con i propri cari, amici e con il resto del mondo pure, praticamente sempre e -quasi- in ogni luogo. Nonostante la tecnologia sia una fucina di risorse e occasioni, il momento giusto continua a pretendere che tu aspetti. Quella risorsa o quell’occasione. Se ne fa un baffo del fatto che siano ormai così numerose e a portata di mano.
Tuttavia, noi viviamo in ansia. Più siamo connessi, fisicamente e non, con il mondo, più occasioni abbiamo di relazionarci agli altri, di viaggiare, di realizzare i nostri desideri e più ci sembra di sprecarne in continuazione. Vediamo il tempo come un contenitore da riempire di esperienze, nozioni, aforismi, amicizie, soldi. Siamo perennemente insoddisfatti perché, per forza di cose, quel contenitore non ci sembra mai pieno abbastanza. Nel letto, di sera, aggiorniamo il conto dei minuti persi ad osservare un tramonto o a guardare un punto nel vuoto mentre la mente, frenetica, approfittava di quella specie di ipnosi per riorganizzare gli ultimi pensieri confusi.
Ecco perché si è diffusa la paura di aspettare.
Mentre aspettavi il momento giusto, infatti, qualcuno su Facebook aveva già postato una foto delle proprie vacanze ad Ibiza, vantandosi di una prova costume ampiamente superata. Qualcun’altro si stava sposando. Un altro ancora aveva perso il tuo numero allo stesso modo con cui si perde una moneta da 5 cent mentre si prende la lista della spesa dalla tasca dei jeans. Per alcuni continuerai ad essere importante come quel bicchiere di cristallo regalato dalla nonna, bellissimo e fragile, da mettere in vetrina per evitare possa rompersi.
Cosa aspetti allora? Vai!
Prendi la valigia dall’armadio e riempila di cose che non ti serviranno. Trascinala, con le forze che non hai a causa della stanchezza accumulata verso la porta e poi verso il treno. Scatta fotografie di paesaggi svestiti dei tuoi sorrisi e con il cuore pesante e la mente sovraffollata vai in giro per le strade a cercarti, a capire cosa vuoi davvero, a parte il tornare a casa. Riapri il pc e progetta daccapo un nuovo viaggio. Capisci che alla fine è questo ciò che lo renderà un vero viaggio. Più dell’offerta last minute, più dei likes sui social quel che ti serve è il tempo. Quel tempo che alla fine ti restituirà il senso del tutto.
Esiste un momento giusto anche per deglutire. Quando si mangia troppo in fretta, infatti, il piatto si svuota ma si ha ancora fame. Come se lo stomaco fosse preso alla sprovvista e non riuscisse ad organizzarsi per dare i giusti segnali al cervello affinché ci si possa sentire sazi. Sembra assurdo, ma è il tempo, più del cibo, che conta in realtà. In altri casi, al fine di sentirci soddisfatti e in pace con noi stessi. C’è chi potrebbe obiettare si, ma come si fa a sapere qual è il momento giusto?
La risposta non la so, però mentre ci pensavo stavo giocherellando con la schiuma del caffè. Muovevo la stecchetta creando forme e sfumature. Insomma, perdevo tempo. Tempo tolto a cose molto più utili eppure ad un certo punto ho sorriso come una scema davanti al mio bicchierino, cosa che non sarebbe accaduta se avessi bevuto il caffé subito e di fretta. Nella schiuma avevo, senza volerlo, disegnato un piccolo tao. Non potrei giurarci, eppure, ho avuto come l’impressione che qualsiasi momento giusto, alla fine, coincide con quello in cui stai iniziando a ridere da sola e nessuno intorno a te può in nessun modo capirne il perché.
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