
Mentre parla cammina su e giù davanti alla finestra. Non riesco ad ascoltarla: ad ogni passo cadenzato e fintamente casuale le scarpe nere stridono sul finto parquet di ceramica. Devono essere nuove. I pantaloni che indossa sono di una taglia in meno a quella che serve, ma in compenso il maglioncino le cade morbido all’altezza dei fianchi. Ha tutta l’aria di esser diventata qualcosa di diverso prima che avesse il tempo di accorgersene.
In certi momenti tutto sembra darmi nausea. Mi fisso su dettagli inutili che mi fanno cortocircuito lungo la strada che dagli occhi porta al cervello. Alice continua a parlare. Mi chiedo se qualcun’altro in platea nota la distorsione nell’armonia che di solito è invisibile e intrecciata alle cose del mondo o sta davvero ascoltando il suo discorso.
Chissà se alla natura, all’Universo frega qualcosa delle nostre sensazioni. Il disagio e la rabbia assistono impotenti ogni volta che l’aria si ricompone dopo il passaggio di un tuono e mentre il suono si affievolisce disperdendosi disturbando ad ogni metro sempre un po’ meno il silenzio.
La distorsione un po’ alla volta si riassorbe e Alice diventa parte del momento e del contesto. E no, le sensazioni poi dobbiamo rimettercele a posto da soli. L’armonia ingloba, trasforma, cambia sagoma ai pezzi affinché tutto possa combaciare di nuovo. Opporsi significa condannarsi a ferirsi di continuo tra gli spigoli delle cose che prima erano in un modo e adesso non più.
Mi ritrovo che sto ascoltando Alice. Dopo l’impaccio iniziale la sua voce è diventata cadenzata e musicale e attira piacevolmente le mie orecchie. Deve averci lavorato parecchio su. Chissà quali spigoli l’hanno costretta a cambiare. Lo immagino e prometto a me stessa che le mie scelte saranno diverse. Sempre che ci si possa adattare e allo stesso tempo cercare di diventare la persona che si desidera essere.
il disegno di Escher non può essere un caso, ci deve essere una corrispondenza tra i suoi tratti e i tuoi pensieri. E allora mi concentro su di esso, sul cortocircuito della sua matita che sembra portare lontano ma poi riporta tutto all’origine. Quella mano che regge la sfera sembra suggerire che non si sfugge a se stessi.
e adesso torno alle tue parole e probabilmente le distorco (sono famoso per intendere cioca per broca, cioè una cosa per un’altra), ma la mia impressione è che osservi e descrivi Alice e involontariamente parli di te stessa. I pantaloni dalla taglia sbagliata, il maglioncino che modella bene, la voce efficace ma artificiosa, sono in realtà tuoi, come gli spigoli che ha dovuto smussare e che l’hanno cambiata.
ml
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Con quel disegno c’è stata un’attrazione istantanea. Intuito. Non ci ho pensato su. Era semplicemente giusto e si, credo per i motivi che dici tu.
In realtà Alice mi ha spaventata. Come si sa, non accettiamo degli altri ciò che non accettiamo di noi stessi. Mi ha dato l’impressione di un persona ‘sformata’ da scelte di vita che forse non desiderava davvero. Non solo fuori ma anche dentro. Ed è una cosa che mi fa un po’ paura
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