* . . . RunAway . . . *

Ieri pomeriggio, approfittando di una momentanea distrazione dei signori De Saint Venant e Jourawski, son scappata e ho colto l’occasione per una passeggiata vicino al mare, dove erano in esposizione delle Ferrari, proprietà di membri di vari Scuderia Ferrari Club. Anzi a dirla tutta per colpa di quei due, per la prima volta nella storia, quei poveri 10 disgraziati della signora Christie, per poco non hanno avuto una seria possibilità di mettersi d’accordo e fuggire. Tutto il tempo per organizzare qualcosa e cambiare la trama.

Peccato che quando sono arrivata la monoposto di Schumacher la stavano già togliendo via 😦 In compenso però ho potuto ammirare la mitica Ferrari California e le due 360 Modena, di cui una decappottabile. Vederle dal vivo, però, è solo una parte dell’emozione. Già, perchè ciò che fa mancare un battito al cuore è lui, il rombo del motore. Che poi non è un rombo qualsiasi. E’ armonia, potenza, melodia. I ferraristi lo sanno. Non è sempre una questione di conoscere alla perfezione tecnologia e storia. E’ passione. E’ qualcosa dentro che prende e parte via, sulla scia del retrotreno. Sulle onde di quel suono. E’ bastato che arrivasse il proprietario della 360 Modena per ricordarmi, di nuovo, di questa magia. Vorrei dilungarmi sul “di nuovo” ma c’è Jourawski che fa smorfie strane. Si avvicina alla sua auto e con una nonchalance unica toglie l’antifurto con il telecomando, apre la portiera, entra e mette in moto. E tanto per sparare sulla Croce Rossa, fa alzare i giri del motore con un paio di accelerate. Parte, e nell’aria riecheggia, sfiorando il mare e accarezzando Castel dell’Ovo, il crescendo dei cambi di marcia, correndo via, finchè non è scomparsa alla vista.

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